domenica 20 ottobre 2013

ADDIO MONTI. IL FALLIMENTO DEL GROSSEN ROSIKONEN


La sconfitta di Mario Monti, il mitico Grossen Rosikonen della politica italiana, partito per governare il mondo e finito nello sgabuzzino dei palloni sgonfiati, non è solo personale. Essa segnala il tramonto di un progetto politico. E' molto istruttivo prenderne atto.
Centrismo fallito. L'idea di un centro che spezzasse il bipolarismo è stata coltivata con incredibile determinazione da Monti. Ha rifiutato l'idea, caldeggiata da Napolitano, di considerarsi una riserva della Repubblica, rinunciando a schierarsi. Poi vista l sua determinazione a mettersi in gioco elettoralmente, Berlusconi gli ha proposto i guidare i moderati. Ha detto di no. Non era tanto ambizione personale – almeno si spera – ma la volontà di determinare la fine del bipolarismo, disarticolandone i due maggiori partiti. Ora confessa il suo fallimento, e denuncia l'attrazione della parte maggioritaria di Scelta Civica guidata da Mario Mauro verso Berlusconi, che pure è esponente primario del Partito popolare europeo. Merkel adieu. Monti è stato l'uomo inviato e sostenuto di poteri forti finanziari e politici nordici e specialmente tedeschi per commissariare l'Italia, che Monti avrebbe dovuto tenere al guinzaglio come un cagnolino mogio per conto della Merkel. Gli italiani hanno respinto con il voto questo progetto. La lezione del disastro di Monti dev'essere appresa da coloro che ritengono di poter costruire un raggruppamento di centro che si riferisca al Partito popolare europeo, distaccandosi da quella che è stata ed è tuttora l'unica forza capace di opporsi all'egemonia della sinistra illiberale. La strada è quella di dare ancora maggior potenza di consenso al movimento moderato e di centrodestra capace di sintesi riformista e liberale. Semmai Accusiamo la classe dirigente di essersi fatta casta e di approfittare degli incarichi pubblici per prolungarli e passare da un incarico all’altro restando così comunque sulla scena, con gli inevitabili vantaggi personali. Beh, Monti non ha forse fatto la stessa cosa? A conti fatti, il neo dimissionario da Scelta Civica si è rivelato diverso da come era stato accreditato con gioiosa insistenza.
Più che anglosassone s’è infatti rivelato italiano, anzi italianissimo, ma nel senso peggiore. Sia pure un italianissimo con la valigia a rotelle.

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