ACQUISITE
CONSULENZE PER CENTINAIA DI MIGLIAI DI EURO, IPOTESI FINANAZIAMENTO. NEI
CONTI CORRENTI DEI PARTITI ANCHE BIGIOTTERIA, PROFUMI, MEDICINE E UN FORNO A
MICOONDE.
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Corriere
della Sera - La maxi inchiesta sulle spese dei gruppi consiliari
dell'Assemblea legislativa della Regione entra finalmente nel curvone finale e
dopo un anno si avvia al sospirato traguardo, con lo show down ormai dietro
l'angolo e i primi nomi iscritti nel registro degli indagati per peculato. Sono
i nove capigruppo di Pd, Pdl, Lega Nord, Idv, Movimento 5 stelle, Misto, Fds,
Sel-Verdi e Udc, cioè coloro che hanno gestito i budget e firmato i rendiconto
delle spese sostenute dai consiglieri nella legislatura in corso, rimborsi che
la Procura ritiene illeciti. Si tratta del primo passaggio formale compiuto
dalle pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi che da un anno indagano
sotto la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e del procuratore
aggiunto Valter Giovannini sull'utilizzo del denaro pubblico da parte dei
gruppi. Il numero degli indagati è però destinato a salire con il
coinvolgimento dei consiglieri che hanno utilizzato fondi pubblici per fini
privati. Le posizioni dei capigruppo (Marco
Monari Pd, Luigi Villani Pdl, Mauro Manfredini Lega Nord, Silvia Noè Udc,
Gianguildo Naldi Sel, Andrea De Franceschi M5S, Liana Barbati Idv, Roberto
Sconciaforni Fds e Matteo Riva del gruppo misto) sarebbero diversificate
tra loro e potranno cambiare in funzione di ciò che ciascuno riuscirà o meno a
giustificare. Pare infatti che all'interno dello stesso gruppo ci siano
consiglieri che non hanno badato a spese e altri che hanno avuto invece
comportamenti più sobri. Per esempio c'è chi si sarebbe fatto rimborsare un
pasto da Mc Donald's e chi invece avrebbe pranzato a spese della Regione in
ristoranti rinomati. A quanto pare tra i consiglieri emiliano-romagnoli non ci
sarebbe nessun emulo di batman Fiorito, il vorace consigliere del Pdl alla
Regione Lazio arrestato nel 2012, ma nelle quasi 40 mila voci di spesa
analizzate in questi 12 mesi dai finanzieri non mancano spese originali fatte
pagare ai contribuenti e che poco hanno a che fare col funzionamento dei
gruppi. È il caso di scontrini relativi a profumi, medicine, forni a microonde,
altri elettrodomestici e libri di narrativa. Che l'inchiesta sia ormai alle
battute finali è un fatto confermato in ambienti investigativi e avvalorato
dalla visita a sorpresa di ieri della Finanza.
Si può immaginare lo scompiglio in viale Aldo Moro
quando, poco dopo le 10, proprio mentre era riunito il consiglio, un drappello
di dieci finanzieri del nucleo di polizia tributaria ha
varcato la porta a vetri di viale Aldo Moro. Cercavano riscontri alle spese
sostenute dai partiti dal 2010 alla voce consulenze, un capitolo dove finiscono
anche i contratti, a vario titolo e con mansioni diverse, dei collaboratori dei
gruppi. Gli inquirenti si sono trovati di fronte a consulenze sostanziose
ripetute decine di volte, in un caso cinquanta, sempre dalle stesse persone.
Per questo chi indaga vuole capire qual è stato l'esito effettivo degli
incarichi esterni e interni che pesano sui budget dei gruppi per centinaia di migliaia
di euro l'anno.
L'ipotesi è che alcune di queste siano in realtà
consulenze camuffate, relative a questioni curiose e materie sorprendenti.
C'è poi il sospetto che alcuni collaboratori abbiano lavorato più per il
partito che per il gruppo, ipotesi che ricadrebbe nel finanziamento illecito ai
partiti. Per questo i finanzieri hanno parlato a lungo con i responsabili di
segreterie e tesorerie e acquisito documentazione, mentre i consiglieri sono
stati invitati ad accomodarsi fuori. La svolta nell'inchiesta come detto
riguarda capigruppo e consiglieri in carica mentre le indagini relative al
2005-2010 sarebbero in stand-by, anche per via delle grande mole di spese da
analizzare e per le scarse risorse a disposizione. Pare si sia scelto di
contestare condotte più attuali e al riparo dalla prescrizione. Della vecchia
legislatura al momento l'unico indagato è Paolo Nanni, allora capogruppo Idv,
che nei mesi scorsi ha ricevuto un avviso di fine indagine per peculato.
Il 2012 è stato decisamente un anno nero per la
Regione, con una serie di inchieste che hanno coinvolto i vertici di viale Aldo
Moro: da Terremerse, con il proscioglimento del presidente
Vasco Errani nella vicenda del finanziamento da un milione di euro erogato
senza titolo alla coop allora guidata dal fratello Giovanni, all'appalto di
Intercent-er, passando per il caso di Zoia Veronesi, la storica segretaria di
Pier Luigi Bersani pagata dalla Regione mentre lavorava a Roma con l'ex candidato
premier del centrosinistra, per finire con il fascicolo nato dall'esposto
contro Errani e i vertici regionali della Sanità presentato dal gruppo
Garofalo, proprietario della clinica Esperia di Modena, che ipotizza favoritismi
nel sistema per gli accreditamenti per l'alta specialità chirurgica.
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