Qui vale
la lezione tedesca. Qui Angela Merkel e il suo interlocutore socialdemocratico
Sigmar Gabriel ci sono maestri sul serio. La nostra proposta è questa. A
partire dalla Legge di Stabilità. A seguire sulle riforme della
giustizia, compreso il trattamento giuridicamente e politicamente corretto
del “caso Berlusconi”. Parliamo di contratto di coalizione. Lavoriamo
come i tedeschi. In breve. Dopo le
elezioni del 22 settembre, con la vittoria schiacciante eppure insufficiente
della Merkel (le mancano 5 seggi per la maggioranza assoluta), i partiti hanno
intrapreso una serie di incontri di assaggio. Finché esaurita per
impraticabilità la pista di un'alleanza con i Verdi, il 20 ottobre Cdu e Spd
hanno deliberato di cercare un accordo di legislatura. Si sono dati tempo fino
a Natale. Il leader socialdemocratico Gabriel ha posto come non-negoziabili una
decina di punti, in cui risiede l'identità del partito, e una condizione
previa. Uguaglianza tra i due partner. Ha detto: “Non ci sarà un socio senior e
uno junior”. Pari dignità? Qualcosa di più. Pari rappresentanza. Se entro Natale non ce la fanno a siglare
pagina per pagina le tradizionali cento pagine di iniziative di governo (nel
2005 furono 131) si va al voto. Nessuna tragedia. I tedeschi eserciteranno una
pratica abbastanza normale in democrazia: le elezioni. In quel caso che succederà?
Non si prevedono telefonate incalzanti tipo quelle di Barroso a Letta o della
Merkel ad Alfano per invocare stabilità. Difficile che la Merkel telefoni un
monito a se stessa,. Pure con il rischio di essere intercettata... Idea: copiamo
il protocollo democratico tedesco. Vediamoci tra Pd, Pdl, Scelta Civica,
con Letta. Compendiamo in questo patto da elaborare economia e quella
“necessaria e urgente” riforma della giustizia annunciata da Letta il 2 ottobre
in Senato. Agganciandovi la questione della Legge Severino da portare
alla Corte Costituzionale, attendendo la pronuncia della Corte europea dei
diritti umani. Un percorso trasparente. Ci permetterebbe di affrontare
il semestre di presidenza italiano dell'Unione Europea avendo un governo forte
perché appoggiato su fondamenta stabili, davvero con le palle d'acciaio e non
con quelle di semolino oggi rappresentate, nostro malgrado, dal ministro Saccomanni,
che non è poi così parente di Draghi come qualche sprovveduto dice. E se non si riesce a stabilire l'accordo,
al voto.
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