sabato 9 novembre 2013

CARO LETTA IMPARA DALLA MERKEL SUL PATTO DI LEGISLATURA


Qui vale la lezione tedesca. Qui Angela Merkel e il suo interlocutore socialdemocratico Sigmar Gabriel ci sono maestri sul serio. La nostra proposta è questa. A partire dalla Legge di Stabilità. A seguire sulle riforme della giustizia, compreso il trattamento giuridicamente e politicamente corretto del “caso Berlusconi”. Parliamo di contratto di coalizione. Lavoriamo come i tedeschi.  In breve. Dopo le elezioni del 22 settembre, con la vittoria schiacciante eppure insufficiente della Merkel (le mancano 5 seggi per la maggioranza assoluta), i partiti hanno intrapreso una serie di incontri di assaggio. Finché esaurita per impraticabilità la pista di un'alleanza con i Verdi, il 20 ottobre Cdu e Spd hanno deliberato di cercare un accordo di legislatura. Si sono dati tempo fino a Natale. Il leader socialdemocratico Gabriel ha posto come non-negoziabili una decina di punti, in cui risiede l'identità del partito, e una condizione previa. Uguaglianza tra i due partner. Ha detto: “Non ci sarà un socio senior e uno junior”. Pari dignità? Qualcosa di più. Pari rappresentanza.  Se entro Natale non ce la fanno a siglare pagina per pagina le tradizionali cento pagine di iniziative di governo (nel 2005 furono 131) si va al voto. Nessuna tragedia. I tedeschi eserciteranno una pratica abbastanza normale in democrazia: le elezioni. In quel caso che succederà? Non si prevedono telefonate incalzanti tipo quelle di Barroso a Letta o della Merkel ad Alfano per invocare stabilità. Difficile che la Merkel telefoni un monito a se stessa,. Pure con il rischio di essere intercettata... Idea: copiamo il protocollo democratico tedesco. Vediamoci tra Pd, Pdl, Scelta Civica, con Letta. Compendiamo in questo patto da elaborare economia e quella “necessaria e urgente” riforma della giustizia annunciata da Letta il 2 ottobre in Senato. Agganciandovi la questione della Legge Severino da portare alla Corte Costituzionale, attendendo la pronuncia della Corte europea dei diritti umani. Un percorso trasparente. Ci permetterebbe di affrontare il semestre di presidenza italiano dell'Unione Europea avendo un governo forte perché appoggiato su fondamenta stabili, davvero con le palle d'acciaio e non con quelle di semolino oggi rappresentate, nostro malgrado, dal ministro Saccomanni, che non è poi così parente di Draghi come qualche sprovveduto dice. E se non si riesce a stabilire l'accordo, al voto.

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