La ministra della Giustizia Cancellieri accusata di aver telefonato ai magistrati per far scarcerare Giulia Ligresti. Nessuno indaga, giusto così. Però Silvio Berlusconi beccò sette anni per aver chiamato in questura...
Alessandro
Sallusti- La notizia è la seguente. Si scopre che un
autorevole membro di governo (la ministra della Giustizia Anna Maria
Cancellieri) ha telefonato a funzionari di Stato (ispettori del ministero) per
perorare la scarcerazione di una donna (Giulia Ligresti) che si trova in stato
di detenzione a Torino; donna che la ministra conosce personalmente molto bene,
essendo lei amica di famiglia dei Ligresti, che tra l'altro sono datori di
lavoro di suo figlio (di recente liquidato con buona uscita di oltre due
milioni). Pochi giorni dopo l'intervento ministeriale, la signora Ligresti
viene scarcerata e ieri, a cose note, la Procura di Torino si è affrettata a
fare sapere che tutto è avvenuto nel rispetto delle leggi con tanto di diffida
a sostenere un nesso tra i due fatti (pressioni-scarcerazione). La pratica
viene definita dagli interessati come un legittimo e innocuo «intervento
umanitario», vista la particolare situazione fisica e psicologica della
detenuta. Bene, siamo d'accordo, mai interferenza - legittima o no a norma di
legge o di opportunità non importa - fu più benedetta e ricordo che a suo
tempo, era agosto, facemmo anche noi una campagna per mettere fine alla barbara
detenzione preventiva di Giulia Ligresti. Ma ci chiediamo, alla luce di tutto
questo: perché se un autorevole esponente di governo (Silvio Berlusconi)
telefona a funzionari di Stato (dirigenti della Questura di Milano) per
perorare l'affidamento a norma di legge di una donna (Ruby) che lui conosceva e
che si trovava in stato di fermo, si becca sette anni di carcere? E perché, in
questo caso, i funzionari pubblici che hanno sostenuto che tutto è avvenuto a
norma di legge sono finiti sotto inchiesta per falsa testimonianza? La parola di un poliziotto di Milano vale
meno di quella di un pm di Torino?
Azzardiamo delle risposte. La Cancellieri ha
commesso un reato, ma, a differenza di Berlusconi, la passa liscia perché ha
sempre difeso l'operato dei magistrati. Oppure. Ha commesso reato, ma ha lo
scudo di essere stata ministra prima di Monti (agli Interni) e poi di Letta,
due governi ferocemente antiberlusconiani che si sono rifiutati di affrontare
la riforma della giustizia. O ancora. Come Berlusconi, non ha commesso alcun
reato, solo che lei non è Berlusconi e quindi giustamente la sfanga. Qualsiasi
sia la risposta giusta, fate voi, siamo di fronte alla prova inconfutabile che
in Italia la giustizia è marcia fino al midollo, esercitata spesso da criminali
che per di più ci prendono per i fondelli. Vero, caro ministro
dell'Ingiustizia?
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