venerdì 21 agosto 2015

RENZI IN FUGA DAL PARLAMENTO

Interessante intervista a RENATO BRUNETTA su Italia Oggi di Goffredo Pistelli
Attenzione, il Presidente Sergio Mattarella parla di legislatura costituente non di governo costituente. E la legislatura è solo a metà. Conta che vinca il centrodestra. Anche una Lega forte andrebbe bene”.
Brunetta da dove partiamo? Dalle barricate che farete al Senato contro le riforme di Matteo Renzi? “No, se non le dispiace partirei da un altro Parlamento, quello tedesco”.
Quello tedesco? E che c`azzecca? “Oggi (ieri per chi legge, ndr), Angela Merkel sarà presente, perché si vota la terza tranche degli aiuti alla Grecia”.
E dunque? “Dunque è v-e-r-g-o-g-n-o-s-o che il Parlamento italiano di questi accordi non sappia ancora niente, perché Renzi, su questa vicenda è sempre scappato. Lui fugge sempre dalle Camere quando ci sono i problemi”. Beh, qualche volta si è visto... “Viene in Parlamento solo per violentarlo coi voti di fiducia, col prendere o lasciare, con lo spettro delle elezioni. Beh, questo metodo non è più accettabile. Anche perché il premier oggi è maledettamente in crisi, tanto che si parla già del dopo-Renzi”.
Lei ci crede? “Tenga conto che 176 senatori, di cui 28 del Pd, hanno presentato emendamenti alla riforma del Senato, sulla questione delle elettività, ed altri hanno già chiesto modifiche all`Italicum, con l`introduzione del premio alla coalizione e non alla lista. E se lei somma senatori del centrodestra e quelli del M5s, vedrà che Renzi al Senato è già sotto di 40 voti. Per molto meno Silvio Berlusconi, nel novembre del 2011, fu convocato al Quirinale e gli furono richieste le dimissioni, perché il presidente del Consiglio deve avere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento”. A Renzi occorrerebbe un Nazareno-bis. “Impossibile. Il Consiglio nazionale di Forza Italia, massimo organo di direzione politica del partito, ha detto chiaramente che, col combinato Italicum e formulazione attuale della riforma del Senato, c`è il rischio di una deriva autoritaria, c`è l`uomo solo al comando”. Spieghiamolo bene.
“Beh insomma, una singola lista può andare al ballottaggio col 25% e poi vincere, ottenendo il 54% dei seggi col premio di maggioranza. Se ci aggiungiamo un Senato non elettivo, come la chiama?”. Renzi, secondo lei cosa dovrebbe fare? “Venga in Parlamento e, in forma ufficiale, dichiari la propria volontà di modificare l`Italicum e di consentire una riforma del Senato con la piena e diretta elettibilità”.
Nessun Nazareno-bis, quindi. “Mai, nemmeno un mini-Nazareno. E neppure un aperitivo, un camparino a  Pietrasanta (dove è il vacanza il ministro Maria Elena Boschi, ndr), riusciranno a modificare quella delibera del Consiglio di Forza Italia”. Onorevole lei la conosce l`obiezione dì Renzi: la riforma del Senato, così come tornerà a Palazzo Madama, i senatori azzurri l`hanno già votata. “Storia vecchia, stucchevole e insultante. A quel testo si è arrivati con i trucchi e con l`imbroglio e noi, d`essere imbrogliati una seconda volta, non abbiamo alcuna voglia”. Di che trucchi si è trattato?


“Con l`accordo di votare assieme il presidente della Repubblica, Renzi aveva imposto già 17 modifiche dell`accordo del Nazareno, rinnegando poi l`intesa sul Colle, alla sua maniera, con l`azzardo morale. Ormai l`abbiamo conosciuto”. Senta e quindi il soccorso del suo ex-amico Verdini o di quello, eventuale, delle tre senatrici che stanno con Flavio Tosi non possono bastare? “Le pare che una riforma costituzionale possa essere fatta con questi metodi? E poi c`è in questa vicenda una nemesi”.
Quale? “Che per ogni verdiniano che passa alla maggioranza c`è il doppio dei senatori Pd che passa all`opposizione”. Per tornare al dopo-Renzi, di cui lei diceva che si sente parlare, secondo lei passa per lo scioglimento delle Camere o no? “Attenzione: Sergio Mattarella parla di legislatura costituente non di governo costituente. E la legislatura è solo a metà”. Ci sono altre strade parlamentari, dunque? “L’abbiamo visto quando Renzi, con la stampella di Alfano, ha fatto fuori il governo di Enrico Letta, in un clima oscuro, in cui il presidente della Repubblica di allora, il peggiore della storia italiana, non ha battuto ciglio”. Perché in un clima oscuro? Ci fu una direzione del Pd in diretta streaming. “Oscuro per le intercettazioni successive, che tirano in ballo Renzi e Giorgio Napolitano. E comunque su quella crisi nessuno ha mai chiarito in Parlamento. Nessuno ha spiegato le dimissioni di Letta, che furono frutto di un congresso di partito, ossia di un fatto privato. Ma le pare possibile che una vicenda privata, interna al Pd, potesse portasse a una modifica istituzionale come un cambio di governo?”. Scusi se cade Renzi e non si vota, significa che andremmo alle larghe intese, con Pd e Forza Italia assieme. “Il voto sarebbe una soluzione migliore, come lo sarebbe stato nel novembre 2011”. E invece arrivò Mario Monti. “Lo avremmo evitato, così come avremmo evitato Beppe Grillo e il grillismo. Tutta la storia italiana recente sarebbe andata diversamente. Comunque delle elezioni non abbiamo paura”. Torniamo all`ipotesi che le Camere non si sciolgano, onorevole, e che quindi si torni alle larghe intese. “In Germania, nell`autunno del 2013, la Merkel non ebbe la maggioranza assoluta per soli cinque seggi e, dopo due mesi di trattative, con un documento programmatico di 180 pagine, varò un`altra grosse koalition che ha dato grande stabilità a quel Paese”. Dunque la vede una grossa coalizione anche da noi? “Perché no? Almeno fino alla fine della legislatura e per fare le riforme costituzionali e quelle economiche che ci vogliono, in modo condiviso, non le marchette renziane come gli 80 euro. D`altronde, alle politiche del 2013, la differenza fra centrosinistra e centrodestra fu di soli 140mila voti, lo 0,37%”. Larghe intese significherebbero un Letta bis. “Letta è una riserva della Repubblica ma perché non un nome del centrodestra, mi scusi? Siamo figli di un dio minore? Proprio in ragione di quella esigua differenza di voti, ora potrebbe toccare a una personalità del centrodestra”. E se invece si andasse al voto? Voi dite di non aver paura, ma i sondaggi vi danno al 12%. Ne avete di altri, riservati, che vi confortano di più? “Guardi conta che vinca il centrodestra, per salvare l`Italia dal renzismo dilagante. Se succede, e con Renzi a picco e un Pd dilaniato non avrei dubbi, anche una Lega forte andrebbe bene. Perché comunque anche Forza Italia lo sarebbe, non ho preoccupazioni al riguardo. Se poi, nel frattempo, la Corte europea per i diritti dell`uomo-Cedu concedesse la totale riabilitazione di Berlusconi e la sua rieleggibilità, ne avrei ancora di meno”. Siete certi di quel ricorso alla Cedu, quando potrebbe arrivare la sentenza? “Siamo certi del buon diritto di Berlusconi a presentarlo, visto che la legge Severino è stata applicata in modo disumano solo contro di lui, come non è stato per gli altri, da Luigi De Magistris a Vincenzo De Luca. In autunno si saprà qualcosa della tempistica. E comunque, come dico sempre io, 'uniti si vince'. E parlo di tutto il centrodestra, compresi Fratelli d`Italia ovviamente”. Anche Verdini, se ne avesse voglia? “Verdini non è mai stato famoso come portatore di voti, semmai di intelligenza. E lo dico con rispetto”. Una Lega forte non è un problema, lei dice. Ma non è che il populismo di Salvini finisca per spingere i vostri elettori nell`astensione o, addirittura, verso Renzi? “Tutte le analisi e i flussi elettorali dicono che non abbiamo dato voti a Renzi, nelle ultime consultazioni, e che seminai il nostro elettorato s`è preso una pausa di riflessione”. E quando voi dite no a Salvini sui tre giorni di blocco del Paese è a questo elettorato che pensate... “Io sono convinto che per il centrodestra, Salvini sia una risorsa: il suo linguaggio, la sua franchezza, anche certe sue semplificazioni, siano un valore. E così anche certe proposte culturali, certe posizioni sull`Europa”. Quelle di Renato Brunetta, perché c`è stata una Forza Italia più europeista.“Ma no, noi siamo sempre stati distanti, come la Lega, dal burocratismo, da certi eccessi della moneta unica, della Banca centrale, agli egoismi della Germania. E il centrodestra deve essere un grande cantiere, dove c`è posto per tutti. Le dissonanze, come mostrano i grandi partiti americani, sono positive, e se devo fare una critica all`amico Salvini, è proprio quella del tono unico: se il centrodestra diventasse lepenista, Renzi governerebbe per altri anni”. Come si riconquista il voto in attesa, Brunetta? “Tornando a parlare a quel ceto medio fatto di artigiani, commercianti, professionisti, dipendenti delle piccole imprese, lavoratori statali che vogliono il merito e non il clientelismo, un ceto da sempre maggioritario in Italia”. II blocco sociale storico di Forza Italia.
“Che poi è quello dell`antico centrosinistra, poi diventato Pentapartito, e che la discesa in campo di Berlusconi allargò alla destra democratica. Questo ceto, colpito dalla crisi, senza nessuna garanzia, senza nessuna cassa integrazione, è arrabbiato e vuole che l`Italia riparta. Bisogna dargli voce e l`uscita dalla crisi”. Che passa per dove? “Da una Germania che smetta di essere egoista, come d`altra parte i trattati europei le imporrebbero e che accetti la reflazione (l`uscita dalla deflazione con la fine dell`austerità attraverso più consumi e investimenti, ndr). E poi, in Italia, dalle riforme fiscali ed economiche necessarie, non le pippe di potere di Renzi”. Per riconquistare quel ceto e quell`elettorato ci vuole anche un partito forte. Forza Italia ha subito varie scissioni, si è parlato di falchi, colombe e cerchi magici, oggi vi sentite pronti? Le primarie, per esempio, lei le farebbe? “Certo. Il cantiere che le dicevo prima, per il centrodestra, è di programmi e anche di regole. Facciamo le primarie di coalizione, quelle serie, non come quelle imbroglione del Pd. E allora, se a Milano vincesse il mio amico Paolo Del Debbio, vedrebbe che poi il centrodestra riprenderebbe Palazzo Marino. E se Alfio Marchini fosse disponibile, vinceremmo anche a Roma”. Non prevarrebbe il M5s, se si votasse nell`Urbe? “Nooo, vincerebbe Marchini, si fidi”. Primarie di coalizione alle amministrative, dunque locali, perché se tornasse il Cavaliere in campo, riabilitato, non ci sarebbero gazebo per quelle nazionali. Oppure lei immagina un Berlusconi, nel ruolo di padre  nobile, e un candidato scelto con le primarie? “Ah questo bisognerebbe chiederlo a lui. Anche se in cuor mio la risposta ce l`avrei, così come ce l`avrebbero gli Italiani. Ridiamogli l`onore, il resto verrà dopo”. Prima di lasciarla le devo chiedere che cosa ne pensa della riforma della Pubblica amministrazione di Marianna Madia, visto che anche lei, nel Berlusconi II, ne aveva tentata una. “Non esiste, banale. Un regolamento di conti fra centro e periferia, io volevo una riforma meritocratica ma avevo contro tutti, dalla Cgil, che mi fece scioperi contro, ai giornaloni, con gli editorialisti alla Francesco Merlo”. Però i direttori di museo stranieri, come quelli nominati di Dario Franceschini, non le paiono una mossa che avreste potuto fare anche voi? “Ben vengano, non sono affatto per l`autarchia. Però con regole certe, controllabili, trasparetenti. In questo senso mi pare che ci sia più fumo provincialista che arrosto. Perché Franceschini non li ha fatti scegliere da commissioni e standard internazionali?”. Ho capito, al governo non concede niente. Ma la tengo ancora al telefono perché mi accorgo di non averle chiesto dell`invettiva di monsignor Nunzio Galantino e nell'harem della politica di cui parla il segretario Cei, ci siete anche voi. “Se monsignor Galantino applicasse la sua verve polemica, la sua capacità di comunicazione, le sue dirompenti analisi, al mondo della Chiesa, della curia, ai suoi preti, che penso conosca di più della politica, forse sarebbe meglio. Sarebbe in linea col richiamo evangelico del dare a Cesare quel che è diCesare”. Non, quindi, con quello della trave e la pagliuzza? “Sarebbe cosa buona e giusta anche quello. Vede, in qualsiasi critica ci vuole equilibrio, coerenza, analisi di costi e benefici, fattibilità dei paradigmi e quindi chi ha il magistero delle anime, pensi alle anime. Siamo un Paese”. Siamo un Paese? “Dove ognuno dice le stupidaggini che vuole, a partire dai politici. Però mentre i politici pagano, in termini di consenso elettorale, quando sbaglia un prete, come la storia insegna, difficilmente paga, e i danni spesso sono tremendi”. RENATO BRUNETTA

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