In questi giorni si è sviluppata una polemica sulla raccolta firme per indire un referendum sull’ ACQUA PUBBLICA, una grossa strumentalizzazione in quanto il decreto Ronchi non prevede la cessione dell’acqua ai privati ma la sola gestione delle reti, in quanto sorgenti e reti rimangano di proprietà pubblica. Il capogruppo Galassini ha contestato questa falsa tesi con il comitato, vedi rassegna stampa nel blog, In merito è intervenuto anche il sindaco di Ravenna (per ora unico PD) che ha posto la firma al referendum e ha incontrato il comitato per modificare lo statuto del Comune di Ravenna in merito ha preso posizione anche il consigliere regionale Bazzoni.
Con questa mozione il gruppo FI-PDL della Provincia di Ravenna intende fare esprimere il consiglio Provinciale e tutti i Comuni, sulla chiarezza dell’ acqua pubblica nella mozione è richiesto che in caso di creazione di una Authotity dell’acqua la sede venga collocata in una città della Romagna. Leggi la mozione
MOZIONE:Il sistema di affidamento dei servizi a rilevanza economica e istituzione “Authority dell’acqua”
Il Consiglio Provinciale di Ravenna
Preso atto che: L’acqua è un bene pubblico e non potrà mai essere considerata una merce; è un bene comune e un patrimonio naturale da consegnare integro alle generazioni future; le sorgenti, le fonti, le reti e gli impianti sono di proprietà pubblica e i Comuni ne sono i legittimi proprietari.
Il decreto legge 25/9/2009, n. 135 - Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, pubblicato in GU n. 223 del 25-9-2009, cosiddetto Decreto Ronchi, all’art. 15 prevede “Tutte le forme di affidamento della gestione del servizio idrico integrato devono avvenire nel rispetto dei principi di assoluta autonomia gestionale del soggetto gestore e di piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolarità in ordine alla qualità e prezzo del servizio....garantendo il diritto alla universalità ed accessibilità del servizio”.
In Emilia-Romagna le tariffe sono decise dagli di Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.), enti interamente pubblici, che continuano a sussistere gravi problemi inerenti il reperimento della risorsa idrica a causa della progressiva carenza della piovosità, dello sfruttamento indiscriminato delle falde per usi prevalentemente non civili (industriali e agricoli), la presenza del cuneo salino nelle aree costiere, che è necessario ridurre le perdite di acqua, che ammontano a più del 28% (1/3 della risorsa idrica viene quindi persa),
Considerato che: Le tariffe in Emilia-Romagna sono tra le più alte d’Italia. Tra le dieci città in cui il Servizio Idrico Integrato (S.I.I.) è il più costoso in Italia ben sette sono emiliane: Ferrara, Reggio Emilia, Ravenna, Forlì, Cesena, Bologna e Rimini, ma che nonostante questi che sono dati ufficiali, alcuni esponenti politici emiliani del Partito Democratico hanno immediatamente annunciato che la Regione Emilia-Romagna presenterà ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Ronchi perché “il ricorso alla Corte Costituzionale servirà per confermare la validità del modello gestionale emiliano c'è l'urgenza di strumenti di garanzia di qualità ed efficienza, di tutela dei cittadini e dei lavoratori e di contenimento delle tariffe...”
In Emilia-Romagna invece di incentivare la nascita di aziende private competitive sul mercato nazionale ed europeo, è stata scelta la strada delle società miste a cui prevalentemente è stato affidato il servizio direttamente dagli enti locali senza gara e senza garanzia sulla qualità.
La tutela della risorsa idrica può essere ottenuta solo grazie alla netta separazione tra l’ente pubblico, proprietario delle reti e degli impianti, dal soggetto gestore del servizio;
Preso atto che: Il decreto Ronchi sempre all’art. 15 prevede che il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria: a) a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalità; b) a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento.”
A livello nazionale (sentenza Corte Costituzionale) si è aperta una discussione in merito alla soppressione degli enti territoriali intermedi, come le ATO, ed il trasferimento delle loro relative funzioni agli enti locali territoriali al fine di ridurre gli sprechi;
Analizzando i bilanci delle strutture intermedie, in particolare degli ATO, è evidente come circa la metà dei fondi sia destinata alle spese di funzionamento e solo una minima parte sia ridistribuita ai cittadini, sotto forma di servizi e di opere pubbliche.
Constatato che: L’armonizzazione della normativa nazionale con quella europea impone, per la scelta dei gestori dei servizi pubblici a rilevanza economica, una forte apertura al mercato.
Appaiono insufficienti ed insoddisfacenti le attività di controllo attualmente affidate agli.A.T.O, considerato il palese conflitto di interessi dei Comuni nel S.I.I. in particolare per la tipologia delle società di gestione, che vede la presenza degli enti pubblici nelle società, e anche negli A.T.O. Lo schema istituzionale attuale affida infatti alla Regione, attraverso l’ATO, il compito di controllare e sanzionare le inadempienze del gestore e, quindi, vi è il concreto rischio che la proprietà pubblica possa o debba tenere comportamenti diversi a seconda che sia dentro la compagine societaria oppure dentro gli organi del soggetto preposto al controllo.
Il rischio di conflitto controllore-controllato viene mitigato grazie alla nuova normativa introdotta dal decreto legge 25/9/2009, n. 135 - Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee. Pubblicato in GU n. 223 del 25-9, che prevede una significativa riduzione del pubblico nella governance delle società di gestione.
Tutto cio’ premesso: Esprime il proprio favore verso la scelta di modificare dei sistemi di affidamento dei servizi a rilevanza economica, introdotta dall’attuale Governo, in piena armonia con le direttive europee, e considera il decreto Ronchi una prima modifica cui devono seguire regolamenti attuativi che aumentino i poteri di controllo degli Enti Locali sulla qualità del servizio e delle tariffe;
Invita il Presidente e la Giunta Provinciale a proporre alla Regione e al Parlamento: Alla luce di una significativa apertura al mercato della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica, compreso il servizio idrico, la revisione del ruolo degli A.T.O.
L’istituzione di una vera e propria Authority dell’acqua, sul modello di quella nazionale del gas, con ampi poteri di controllo sulla gestione del servizio idrico, attraverso anche la revoca del servizio stesso al gestore privato qualora venissero meno il rispetto delle norme di settore o dei contratti di servizio, e con funzioni di programmazione degli investimenti e di determinazione della tariffa.
Auspica: Qualora venisse recepita dal Parlamento la proposta di istituzione di un Authority dell’acqua, che la sede centrale di questo fondamentale e moderno organismo di controllo e pianificazione nazionale venga ubicata in una città romagnola.
Il capo gruppo Forza Italia-PDL Provincia di Ravenna Vincenzo Galassini
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