domenica 23 maggio 2010

VERIFICARE CON ESPERTI PERCHE’ UN GRUPPO DI PRESUNTI TERRORISTI HA SCELTO FAENZA COME LUOGO DOVE ABITARE

UTILIZZARE LA POLIZIA MUNICIPALE PER DISINCENTIVARE COMPORTAMENTI MOLESTI. INTERROGAZIONE DELLA RIDOLFI:
E’ stato arrestato mercoledì 19 maggio scorso Khalid Kammou cittadino tunisino di 37 anni residente a Faenza latitante dal 2008, accusato di essere promotore e membro oltre ad altre cinque persone di cui un’altra residente a Faenza di una cellula jihadista fermata due anni fa dalla Digos di Bologna inoltre é imputato nel processo in corso in Corte d'Assise per associazione sovversiva con fini di terrorismo internazionale. Secondo quanto dichiarato dalla Digos e riportato dalla stampa: “La cellula jihadista fermata tra Imola e Faenza, secondo quanto ricostruito dalle indagini, non aveva alcun progetto terroristico da realizzare in Emilia-Romagna o in Italia, ma agiva per creare un supporto logistico per poter operare un domani all'estero. Era inoltre impegnata in attività di proselitismo e promozione della Jihad islamica, raccoglieva denaro per la causa della jihad (anche ricorrendo a truffe alle assicurazioni auto) e diffondeva ai propri affiliati materiale video, audio e cartaceo ai fini di reclutare e addestrare combattenti. Il 'capo' della cellula, secondo gli inquirenti, era il 'colonnello' Khalil Jarraya, residente a Faenza; Kammoun, invece, sarebbe uno dei promotori insieme a Mohammed Chabchoub, tunisino di 43 anni. Gli altri tre islamici a processo, che facevano parte dell'organizzazione, sono i tunisini Chedli Ben Bergaoui (34 anni) e Hechmi Msaadi (31 anni) e Mourad Mazi, unico marocchino del gruppo di presunti terroristi. Secondo la tesi del pm Tampieri, l'associazione "era costituita da persone sostenitrici dell'integralismo islamico e dell'azione violenta armata e terroristica a sostegno della religione islamica". La cellula compiva "atti di arruolamento e addestramento" con l'intento di "compiere azioni di violenza e sabotaggio di servizi pubblici essenziali con finalità di terrorismo, principalmente in Iraq e Afghanistan e in Paesi islamici moderati".  La cellula, secondo gli inquirenti,  manteneva contatti con connazionali indagati in Italia in vicende analoghe; svolgeva attività di supporto logistico a "fratelli" musulmani fondamentalisti di passaggio, per brevi periodi, tra Bologna e Ravenna; raccoglieva denaro e diffondeva agli affiliati, ai fini di addestrarli e reclutarli, materiale audiovisivo di incitamento alla violenza e al terrorismo.” Il PDL ha sempre sostenuto come per evitare la presenza di delinquenti in città fosse necessario dare il segno che in questa città vi era la volontà di non lasciare spazi a sacche di criminalità anche se definita microcriminalità. Una civile convivenza si basa sul rispetto e sulla conoscenza ma anche sulla effettiva volontà di coloro che scelgono la nostra città di integrarsi, comunque il delicato processo di integrazione e convivenza non prescinde dalla accettazione e dal rispetto della cultura che ha fatto del nostro paese una nazione, lasciare che alcune abitudini o comportamenti molesti si protraggano alla luce del sole senza che nessuno intervenga o senza che nessuno ne disincentivi il perpetrarsi. In merito Raffaella Ridolfi ha interrogato il Sindaco di Faenza per conoscere se non ritenga opportuno:
Verificare con esperti le condizioni che hanno indotto questo gruppo di presunti terroristi a scegliere Faenza come luogo sicuro dove abitare;
Utilizzare la Polizia Municipale per disincentivare quei comportamenti molesti che danno di Faenza un’immagine degradata.     Raffaella Ridolfi

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