UTILIZZARE LA POLIZIA MUNICIPALE PER DISINCENTIVARE COMPORTAMENTI MOLESTI. INTERROGAZIONE DELLA RIDOLFI:
E’ stato arrestato mercoledì 19 maggio scorso Khalid Kammou cittadino tunisino di 37 anni residente a Faenza latitante dal 2008, accusato di essere promotore e membro oltre ad altre cinque persone di cui un’altra residente a Faenza di una cellula jihadista fermata due anni fa dalla Digos di Bologna inoltre é imputato nel processo in corso in Corte d'Assise per associazione sovversiva con fini di terrorismo internazionale. Secondo quanto dichiarato dalla Digos e riportato dalla stampa: “La cellula jihadista fermata tra Imola e Faenza, secondo quanto ricostruito dalle indagini, non aveva alcun progetto terroristico da realizzare in Emilia-Romagna o in Italia, ma agiva per creare un supporto logistico per poter operare un domani all'estero. Era inoltre impegnata in attività di proselitismo e promozione della Jihad islamica, raccoglieva denaro per la causa della jihad (anche ricorrendo a truffe alle assicurazioni auto) e diffondeva ai propri affiliati materiale video, audio e cartaceo ai fini di reclutare e addestrare combattenti. Il 'capo' della cellula, secondo gli inquirenti, era il 'colonnello' Khalil Jarraya, residente a Faenza; Kammoun, invece, sarebbe uno dei promotori insieme a Mohammed Chabchoub, tunisino di 43 anni. Gli altri tre islamici a processo, che facevano parte dell'organizzazione, sono i tunisini Chedli Ben Bergaoui (34 anni) e Hechmi Msaadi (31 anni) e Mourad Mazi, unico marocchino del gruppo di presunti terroristi. Secondo la tesi del pm Tampieri, l'associazione "era costituita da persone sostenitrici dell'integralismo islamico e dell'azione violenta armata e terroristica a sostegno della religione islamica". La cellula compiva "atti di arruolamento e addestramento" con l'intento di "compiere azioni di violenza e sabotaggio di servizi pubblici essenziali con finalità di terrorismo, principalmente in Iraq e Afghanistan e in Paesi islamici moderati". La cellula, secondo gli inquirenti, manteneva contatti con connazionali indagati in Italia in vicende analoghe; svolgeva attività di supporto logistico a "fratelli" musulmani fondamentalisti di passaggio, per brevi periodi, tra Bologna e Ravenna; raccoglieva denaro e diffondeva agli affiliati, ai fini di addestrarli e reclutarli, materiale audiovisivo di incitamento alla violenza e al terrorismo.” Il PDL ha sempre sostenuto come per evitare la presenza di delinquenti in città fosse necessario dare il segno che in questa città vi era la volontà di non lasciare spazi a sacche di criminalità anche se definita microcriminalità. Una civile convivenza si basa sul rispetto e sulla conoscenza ma anche sulla effettiva volontà di coloro che scelgono la nostra città di integrarsi, comunque il delicato processo di integrazione e convivenza non prescinde dalla accettazione e dal rispetto della cultura che ha fatto del nostro paese una nazione, lasciare che alcune abitudini o comportamenti molesti si protraggano alla luce del sole senza che nessuno intervenga o senza che nessuno ne disincentivi il perpetrarsi. In merito Raffaella Ridolfi ha interrogato il Sindaco di Faenza per conoscere se non ritenga opportuno:
Verificare con esperti le condizioni che hanno indotto questo gruppo di presunti terroristi a scegliere Faenza come luogo sicuro dove abitare;
Utilizzare la Polizia Municipale per disincentivare quei comportamenti molesti che danno di Faenza un’immagine degradata. Raffaella Ridolfi
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