FERMO, CADE IL TEOREMA SULL’ULTRA’: NIGERIANO NON MORI’ PER IL PUGNO
L'esame autoptico smonta la versione della vedova di Emmanuel. Il pugno di Amedeo Mancini non fu letale. Il nigeriano morì per aver battuto la testa. Giuseppe De Lorenzo - "Da tali elementi, a riscontro di un apparato dentario indenne da lesione traumatiche, si può dedurre che l'energia" del pugno con cui Emmanuel è stato colpito al volto "sia stata di grado moderato". Con queste parole - e altre - il medico legale della procura di Fermo, Alessia Romanelli, mette un punto chiaro sulla vicenda di Emmanuel Chidi Nnamdi, il nigeriano morto a Fermo il 5 luglio scorso dopo la lite con Amedeo Mancini. L'esame autoptico è stato depositato il 25 ottobre e la notifica è arrivata poco fa alle parti in causa. Quello che ne emerge è chiaro: il pugno inferto da Amedeo Mancini nei confronti di Emmanuel ebbe "un'energia di grado moderato" che non ruppe nemmeno un dente, quindi non letale. Il nigeriano, insomma, morì per aver battuto la testa in terra dopo la caduta e non per le botte dell'ultrà. Un impatto "durante il quale, per l'energia cinetica del trauma, l'encefalo è stato sottoposto ad una violenta accelerazione seguita da altrettanto brusca decelerazione. Tale da provocare danni celebrali tipicamente da contraccolpo". Se Emmanuel fosse stato colpito da dietro col segnale, "il corpo sarebbe caduto in avanti e l'impatto con il suolo avrebbe provocato" danni a ginocchia, arti superiori e mani. Ma questi erano "indenni da tali lesività". Quindi sul corpo del nigeriano non ci sono segni compatibili con la versione fornita dalla vedova. Insomma: il medico legale mette la firma ad una dura verità da digerire per i campioni del processo mediatico secondo cui Emmanuel era stato "barbaramente picchiato" dall'ultrà.
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