Il premier italiano si è sempre detto sicuro
che avrebbe vinto Hillary Clinton
Si è addormentato con Hillary Clinton in vantaggio e si è
svegliato con la vittoria di Donald Trump.
Gli capiterà anche il 6
dicembre con il voto sul Referendum
Non sarà stata di sicuro una piacevole
mattina quella del tifoso Matteo Renzi. Lui, che già nel settembre 2015
aveva azzardato la sua previsione: “È molto interessante ragionare di Donald
Trump. Non credo che abbia le chance che pure oggi i sondaggi gli attribuiscono,
per fortuna. Ma vedremo, si è sempre in tempo a sbagliare". E infatti il
premier italiano ha sbagliato. Ma a posteriori è facile dirlo. Il punto è che
il tifo gli ha obnubilato la mente impedendogli di valutare, anche per un
secondo, la vittoria di The Donald. Infatti, il 6 novembre, due giorni prima
dell'apertura dei seggi, Renzi era ancora più sicuro: “Vince la Clinton.
Nell'ultimo mese i sondaggi erano su Trump, poi su Hilary. Queste elezioni
comunque vadano saranno interessanti da studiare dopo". Il premier ora
farebbe bene a mettersi sui libri allora. Perché lo spauracchio che ha agitato
per mesi adesso alberga nella Casa Bianca. “Fuori da qui c'è Trump e una destra
che negli Usa per la prima volta si contamina con forze di demagogia e populismo
che sono decisamente oltre i Tea Party e rischia, contro l'establishment, di
andare a vincere la nomination", diceva Renzi ad aprile. E continuava poi
l'affondo su Trump: “Lo considero un uomo che investe molto nella politica
della paura, sostengo con forza Hillary Clinton perché penso sia capace di dare
sicurezza e un messaggio di cooperazione per continuare le buone cose che ha
fatto Obama". E ancora: “Trump nega l'american dream e gioca tutto sulla
paura, fa leva sul clima che una parte del mondo sta vivendo ed è l'esatto
opposto di ciò che gli Usa ci ha insegnato negli ultimi otto anni".
Adesso, a Renzi non è rimasto altro che la presa di coscienza e le
dichiarazioni di circostanza come questa: "Mi congratulo con il nuovo
presidente degli Stati Uniti. Gli auguro buon lavoro. L'amicizia
Italo-americana è solida. Questo è il punto di partenza per tutta la comunita
internazionale, anche al netto delle differenze e diffidenze che la campagna
elettorale ha suscitato oltreoceano e qua". È la democrazia, bellezza.
Soprattutto quando a vincere è la squadra avversaria.
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