Vincenzo Galassini - Ricordo che all’inizio
degli anni 50 al termine della scuola la mattina presto insieme ai miei cugini
Velda, Nerio e Tarcisio Raccagni andavamo in bicicletta fino San Cristofero Una
passeggiata tramite una strada senza traffico bevevamo un goccio d’acqua perché
per i nostri genitori curava la pertosse e salire poi sul pendio del Rio lato
Olmatello, con tanti arbusti una fatica enorme e pericolosa, portando a casa
graffi ma nessun altro guaio. Alla fine degli anni cinquanta la domenica
pomeriggio andavamo a ballare con gli amici in auto (Arnaldo Vignoli; Alberto Tondini;
Enrico Ruini e altri in una strada con tantissima polvere, ricordo il grave
incidente in motore di Oriano Castellari …..bei tempi. Alla scuola superiore per geometri (eravamo
in otto) ho conosciuto Luigi Ranieri figlio del gestore, prendeva il treno a
San Cristoforo, per le acque di era stata creata in un casello una fermata
della ferrovia Faentina, e ancora oggi a volte c’incontriamo a Brisighella la
domenica mattina ricordando quei tempi gli amici geometri scomparsi Giovannini
Marcello; Leonesi Massimiliano. Montanari Giancarlo. Alla fine degli anni
ottanta con l’associazione G.P.A., genitori e figli, il sabato sera e la
domenica la trascorrevamo insieme con giochi e organizzare le future serate
estive delle Feste Medievali di Brisighella. Sono tornato a San Cristoforo dopo
il 4 giugno 2014 quando la zona come quelle di
Pergola, Celle, Castel Raniero, Errano, Sarna, San Ruffillo furono allagate
dalla bomba d'acqua che in piena notte fece gonfiare ed esondare il Rio Cristoforo,
Biscia - provocando anche frane e smottamenti. Il pluviometro Arpa di Tebano
registrò in poco più di tre ore, oltre 100 i mm di acqua caduta. Danni ingenti furono
provocati anche dalla grandine che si era abbattuta sulle zone di San Ruffillo
e San Cristoforo, il mini alluvione della zona
danneggiò la strada e i fabbricati di Ranieri, l’auto, ma ad oggi Ranieri non
ha ricevuto alcun indennizzo…... Vincenzo
Galassini
limi (costituenti la cosiddetta Formazione di
Olmatello), risalenti al Pleistocene medio e, nella porzione inferiore, da più antiche argille marine (la Formazione
Argille Azzurre), depostesi durante il Pleistocene inferiore (per
approfondimenti in merito alla geologia regionale rimandiamo alla pagina Geologia della presente sezione).
Qui, nel 1984, venne ritrovata la zanna di un elefante preistorico, tuttora
conservata presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza. La parte
scoperta della scarpata è un vero e proprio calanco (in virtù, come già accennato,
della sua composizione argillosa). Osservando la vegetazione, si nota quindi
molto bene il distacco tra questa e le zone circostanti. La base della rupe è
infatti coperta da arbusteti, prevalentemente a Ginestra odorosa(Spartium junceum) ;
salendo,
questi cedono il passo all’Artemisia
cretacea, che cresce sul substrato argilloso del calanco vero e proprio, i
cui fattori tipicamente limitanti, quali l’aridità e le elevate temperature,
sono mitigati dall’apporto di materiali dalla sommità della scarpata e dalla
presenza, sul fondo, del rio San Cristoforo. Immediatamente sotto la fascia a
Ginestre, infatti, il piede della rupe è coperto da una fascia di vegetazione igrofila
(amante di condizioni di più accentuata umidità) caratterizzata da canneto a
Cannuccia di palude (Phragmites australis) e Canna comune (genere Arundo), Rovi (Rubus ulmifolius), Equiseto, Pioppo bianco (Populus alba) e Pioppo nero (Populus nigra). Infine, la sommità dell’Olmatello ospita i già
citati pini domestici monumentali (Pinus pinea), di impianto artificiale, e un bosco termofilo
(caratterizzato da specie vegetali che prediligono temperature miti) a Querce,
Biancospini (Crataegus monogyna) e Olmi (Ulmus minor). Questa porzione di
territorio offre molti rifugi adatti al Gheppio (Falco tinnunculus) e alla Poiana (Buteo buteo), rapaci diurni piuttosto comuni in queste zone;
al Picchio rosso maggiore (Picoides major) e al Picchio verde (Picus viridis), più legati alle aree boschive. Le Roverelle
ospitano invece diverse specie di Cince, Il Regolo (Regulus regulus), lo Scricciolo (Troglodytes troglodytes) e il Fiorrancino (Regulus ignicapillus). (foto: in alto a destra:
“balze dell’Olmatello al tramonto” – Marco Sami; in basso a sinistra: “Gheppio”
– Daniele Bosi)
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