Resto del Carlino LA MANUTENZIONE dei monumenti e degli edifici pubblici è sicuramente uno dei settori in cui più evidenti appaiono le difficoltà delle amministrazioni per fare quadrare i conti. Le conseguenze non tardano a farsi vedere e anche nella nostra provincia gli esempi non mancano. Basti pensare ai calcinacci caduti alla fine di aprile dal Palazzo del Podestà a Faenza e ai frammenti di cornicione precipitati a metà dello stesso mese da Casa Melandri a Ravenna. Ma il caso più lampante è probabilmente quello della Rocca Brancaleone, le cui mura stanno perdendo i pezzi nel vero senso della parola. BASTA mettere piede all’interno, aggirarsi lungo i percorsi pedonali disseminati tra gli alberi e i cespugli per rendersi conto di quanti tratti del perimetro siano ‘protetti’ da transenne con divieto assoluto di avvicinarsi. La struttura è tutt’altro che a prova di cannone e, a dimostrarlo, c’è l’ultimo crollo, verificatosi poche sere fa proprio alle spalle dei servizi igienici, nei pressi dell’ingresso principale. Un grosso e pesante masso si è staccato dalle mura, in un tratto non molto alto, ed è scivolato a terra in un punto che, pur privo di passaggi pedonali, è comunque facilmente percorribile a piedi. La zona è stata poi transennata e l’interno della Rocca ha così assunto ulteriormente l’aspetto di un grande (e, si spera, non eterno) cantiere.
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