mercoledì 26 ottobre 2011

PD, LE CORRENTI ORA SONO DICIASETTE

BERSANI: DISCO ROTTO, CAMBIA IL VENTO
Vera o no che sia, la febbre ha tenuto lontano Pierluigi Bersani dalla due giorni bolognese tenuta all'insegna de "l'altro Pd" da Pippo Civati e Debora Serracchiani. I due protagonisti non vogliono sentir parlare di correnti, eppure la loro sarebbe - secondo il Corriere della Sera di domenica - la diciassettesima, e si chiamerebbe "Prossima Italia".   Tanti, infatti, sarebbero i sottogruppi presenti all'interno del Partito democratico, elencati scrupolosamente dal Corriere. Adesso si attende la kermesse organizzata a Firenze da Matteo Renzi per questo fine settimane all'insegna del "big bang". Correnti, o come altro si chiamino, divise su tutto: sulle alleanze, sulle primarie, sul candidato-premier, sul programma, sulla legge elettorale, sulla manovra economica chiesta dall'Europa. Nel Pd la leadership di Bersani si indebolisce sempre più perché non prende una posizione su nessuno dei temi più caldi con il risultato che chiunque abbia un'idea o una mezza idea non rinuncia a organizzare una manifestazione per renderla pubblica.  Ha osservato Angelo Panebianco (Corriere, 23 ottobre) che il "politicismo" si è impadronito del Partito democratico, con il risultato che esso "si sta dilaniando" fra posizioni programmatiche, ma "fra



loro incompatibili: accettare o respingere le condizioni poste dalla Bce all'Italia in materia di privatizzazioni, liberalizzazione del mercato del lavoro, eccetera".  Difficile, quindi, dare credito a Bersani quando chiede un altro governo, di cui ovviamente il Pd dovrebbe fare parte, ma lascia vuota la casella relativa ai contenuti come se la realtà dei numeri potesse cambiare solo con un diverso inquilino a Palazzo Chigi. Questa è la ragione del rilievo fatto oggi da Repubblica: da dieci anni, la sinistra non cresce. Precisiamo: non vuole crescere, prendendo posizione sui temi reali dell'Italia. Vera o finta che sia, l'influenza che ha impedito a Bersani di recarsi a Bologna, è una conferma della mancanza di una linea chiara del maggiore partito di opposizione.

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