“LA PROVINCIA UNICA NON POTRA’ CHE
CHIAMARSI ROMAGNA PER RAGIONI STORICHE CULTURALI ED ANCHE PER DARE UN PRIMO
RICONOSCIMENTO A COLORO CHE PER DECENNI SOSTENGONO LA PECULIARITA’ DELLA
ROMAGNA” DICE LOMBARDI CONSIGLIERE REGIONALE PDL.
"Non sono voluto intervenire sino ad ora sul
tema, in primo luogo perché fino a ieri la normativa sulla abolizione o
accorpamento delle province era in piena evoluzione ed in secondo luogo perché
una parte importante del percorso istituzionale previsto, passerà anche dalla Commissione
Regionale che presiedo, e quindi non volevo in alcun modo strumentalizzare
questo ruolo". Inizia così l'intervento di Marco Lombardi, consigliere
regionale del PdL, sul tema della Provincia Unica che tanto sta facendo
discutere in questi giorni tutta la Romagna."Oggi però la vicenda è andata
talmente avanti che ritengo opportuno in ogni caso contribuire in qualche modo
al dibattito. Innanzi tutto noi addetti ai lavori, e mi riferisco alla politica
ma anche alle associazioni di categoria, ai sindacati ed in genere agli
"opinion leader" della società civile, non dovremmo alimentare
aspettative esagerate nell'opinione pubblica perché alla resa dei conti
verranno smentite dai fatti ed oggi non ci possiamo permettere di continuare ad
illudere la gente. Una riforma istituzionale della nostra Repubblica era
indispensabile, ogni risparmio nel funzionamento dello Stato è utile e tagliare
qualche costo della politica è quanto mai opportuno, però la gente deve sapere
che domani mattina l'abolizione o l'accorpamento delle province procurerà in
Italia un risparmio di circa 50 milioni di euro e non di miliardi di euro come
spesso si sente dire e la Provincia unica comporterà semplicemente un risparmio
per Consiglieri,Assessori e Presidenti, di circa 900.000 euro" continua
Lombardi. "Fatta questa premessa, veniamo all'accorpamento delle tre
province romagnole. Intanto va detto che l'accorpamento non è obbligatorio,
perché potremmo anche portare la necessità dei tagli alle estreme conseguenze e
pensare che nel caso nostro le province potrebbero essere semplicemente abolite
senza necessità di alcun accorpamento. Se viceversa si accede all'ipotesi di
accorpamento, che comunque costerà più della completa abolizione, questo a mio
avviso avrà un senso solo a determinate condizioni. La Provincia unica non
potrà che chiamarsi Romagna per ragioni storiche culturali ed anche per dare un
primo riconoscimento a coloro che da decenni sostengono la peculiarità della
Romagna".
"La Provincia unica dovrà ricevere ulteriori
competenze dalla Regione oltre a quelle previste dallo Stato perché è bene
ricordare che il decreto del Governo non poteva ovviamente decidere per le
competenze regionali in virtù delle prerogative previste dalla riforma del
titolo V della Costituzione. Dico questo perché mantenere in piedi una
provincia per le misere competenze in tema di ambiente, trasporti e viabilità,
potrebbe veramente prestarsi alla critica di ulteriore inutilità visto che
queste competenze potrebbero essere svolte da autorità od agenzie già presenti.
La Regione Emilia-Romagna ha invece una lunga tradizione di deleghe trasferite
alle province e quindi dovremo ridiscutere l'allocazione di tali deleghe valutando
caso per caso i motivi di opportunità e convenienza. Altro tema delicato è
quello delle partecipazioni societarie che mi sembra semplicistico liquidare
pensando a fusioni o di trasferirle tout court alla nuova Provincia unica"
dice ancora il consigliere del PDL. "Resta infine il tema di tutte le articolazioni
dello Stato oggi su base provinciale. Questure, Prefetture e tutti gli altri
enti periferici dovranno essere ripensate in base alle reali esigenze del
territorio e non potranno essere semplicemente "abolite" in maniera
sobria e fredda come solo i professori sanno fare. Gli esimi professori, del Governo
Monti, sembra poi che abbiano sottovalutato il problema della elezione degli organi
provinciali. Se, come è previsto oggi, saranno enti di secondo grado cioè
eletti dai consigli comunali, l'attuale provincia di Rimini(27 Comuni) sarà
sovrarappresentata e l'attuale provincia di Ravenna
(18 Comuni) sottorappresentata, il che non sarebbe negativo, soprattutto se il
nuovo capoluogo fosse Ravenna"
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