ATTRAVERSO UN PIANO CORAGGIOSO DI PRIVATIZZAZIONI E’ POSSIBLE
RIDURRE IL RAPPORTO DEBITO PUBBLICO/PIL AL DI SOTTO DEL 100% NELL’ARCO DI UNA
LEGISLATURA. LO DIMOSTRA UN DOCUMENTO DI FERMARE IL DECLINO, DA OGGI E’
DISPONIBILE
L'analisi, sviluppata
da Sandro Brusco (professore di economia alla Stony Brook University di New
York e fondatore di Fermare il declino) propone tempistica e strumenti tali da
garantire un gettito dell'ordine di 35 miliardi di euro all'anno per cinque
anni. Correggendo le previsioni del Fondo monetario internazionale per tener
conto del minor debito e della conseguente riduzione dei tassi, si osserva come
sia realisticamente possibile raggiungere l'obiettivo. Inoltre
l'analisi non tiene conto dell'effetto pro-crescita della riduzione del debito,
e poggia su assunzioni conservative riguardo il valore di collocamento degli
asset pubblici da dismettere, quindi va interpretata come una sottostima dei
benefici che si potrebbero ottenere. La riduzione del debito e della spesa per
interessi è funzionale al taglio della spesa pubblica, a sua volta
precondizione necessaria per la riduzione delle imposte.
***Per fermare il declino
italiano, occorre almeno portare il debito pubblico al di sotto del 100% del
prodotto interno lordo (Pil), tagliare la spesa pubblica di 6 punti percentuali
in proporzione al Pil, e abbassare la pressione fiscale di 5 punti. Questi obiettivi
sono raggiungibili realisticamente nell'arco di una legislatura. In
particolare, tagliando debito e spesa nelle misura indicate, la riduzione delle
imposte è sostenibile senza compromettere l'equilibrio di finanza pubblica. La
riduzione del debito dovrebbe anche tradursi in una riduzione dei tassi di
interesse sul debito stesso, rafforzando così il raggiungimento dell'obiettivo
di tagliare la spesa. In due articoli pubblicati sul blog noisefroamerika.org
(‘Un altro rapporto debito/PIL è possibile’, (1) e (2)) si mostra che questi obiettivi sono
realisticamente raggiungibili prendendo a riferimento, per esempio, le
previsioni del Fondo monetario internazionale sulle principali variabili
macroeconomiche. Nella simulazione non si tiene conto dell'effetto pro-crescita
della riduzione del debito, quindi l'analisi rappresenta molto probabilmente
una sottostima dei
risultati raggiungibili
·
La domanda principale, a questo punto, è se e come
sia possibile ridurre il debito pubblico, pari oggi a quasi 2000 miliardi di
euro, cioè il 126% del Pil;
·
L'obiettivo è attuare, nel periodo 2013-2018, una
politica di dismissioni di asset pubblici che generi un gettito dell'ordine dei
35 miliardi di euro/anno;
·
Tale obiettivo è realisticamente raggiungibile
purché le privatizzazioni interessino tutti gli asset (sia mobiliari sia
immobiliari) e siano condotte con criteri trasparenti;
·
Per quel che riguarda il patrimonio immobiliare:
·
il patrimonio pubblico alienabile viene
stimato in modo conservativo nel range 72-420 miliardi di euro: la differenza
dipende dall'inclusione o meno di immobili attualmente occupati ma tecnicamente
vendibili;
·
una stima realistica del gettito ottenibile
sta nel mezzo e può essere fissata nell'ordine di 150-250 miliardi di euro;
·
vi sono tuttavia delle difficoltà legate al fatto
che la proprietà della maggior parte degli immobili sono in mano a enti locali
che difficilmente possono essere costretti a vendere;
·
per questo stimiamo che, nell'orizzonte di tempo
considerato, siano raccoglibili 105 miliardi di euro;
·
sono cruciali le modalità di privatizzazione: per
ridurre i cattivi incentivi e aumentare la trasparenza, si suggerisce la
costituzione di fondi chiusi, omogenei al loro interno, la cui gestione viene
affidata a terzi selezionati attraverso gara pubblica.
·
Altri 15 miliardi possono essere raccolti
valorizzando meglio le concessioni dello Stato.
·
Gli ultimi 90 miliardi possono essere trovati
attraverso la vendita delle società partecipate dal Tesoro (direttamente o
attraverso la Cassa depositi e prestiti), in particolare quelle più appetibili
quali:
·
le società quotate in borsa (Eni, Enel, Terna,
Snam, Finmeccanica, e una piccola partecipazione in StMicroelectronics);
·
le maggiori società non quotate (Poste, Ferrovie
dello Stato Italiane, Rai, Inail, Sace, Fintecna, eccetera);
·
Le società partecipate dagli enti locali non
vengono qui considerate ma anch'esse rappresentano una potenziale fonte di
gettito da destinare all'abbattimento del debito;
·
Va precisato che in alcuni casi può essere
necessario procedere preventivamente o a forme di riorganizzazione aziendale
(per esempio il breakup di alcune conglomerate quali Ferrovie e Poste)
o alla piena liberalizzazione dei relativi mercati (postale, ferroviario,
assicurazione sul lavoro, radiotelevisivo,...), o a entrambe le cose.
·
In conclusione, raggiungere un rapporto debito /
Pil inferiore al 100% è possibile, senza fare ipotesi eroiche, nell'arco di una
legislatura;
·
Il principale strumento per raggiungere tale
obiettivo è una seria politica di privatizzazioni e dismissioni.
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