"La Copagri di Ravenna è fortemente preoccupata per la revisione
delle aree montane prevista dal D.L. 24/4/2014 n.66 (misure per la
competitività e giustizia sociale). Infatti il decreto, pur contenendo
interventi importanti per altre categorie, per i coltivatori delle zone montane
non promette niente di buono": la Confederazione
Produttori Agricoli di Ravenna commenta così le modifiche che
si stanno delineando a Roma riguardo ai coltivatori. "Addirittura -
prosegue Copagri - finirà per rendere ancora meno competitive le imprese
di montagna. Infatti all'art. 22 è prevista una revisione delle zone montane
attualmente esonerate dall'IMU sui terreni agricoli attraverso l'emanazione di
apposito decreto col quale individuare le nuove aree che potranno mantenere
l'esenzione". !Dato che da tale revisione è atteso un gettito non
inferiore ai 350 milioni di euro - sottolineano i produttori agricoli - ,
vi sarà un taglio non indifferente alle zone attualmente esenti (qualcuno stima
un taglio di circa il 40%).
Il decreto di revisione
dovrà essere emanato entro 90 giorni dalla pubblicazione su G.U. della legge di
conversione del D.L. 66/14. Accanto al taglio sicuramente eccessivo previsto
(una certa revisione poteva starci per correggere delimitazioni non
adeguate), preoccupano i criteri che verranno adottati per effettuarla.
Se dovesse prevalere l'orientamento a tenere solo il livello altimetrico come
riferimento per individuare le zone svantaggiate, in Romagna saremmo fortemente penalizzati.
Infatti le nostre aree
coltivabili di montagna e collina sono quasi tutte al di sotto dei 600
metri s.l.m. ciononostante vi sono aree a bosco, pascoli, incolti,
calanchi, vena del gesso, ecc. tutte fortemente svantaggiate dal punto di vista
produttivo al pari dell'alta montagna. Nell'Appennino Faentino le cime più alte sono il
monte Castellaccio (833 m.) e il monte Battaglia (715 m.) . Se il criterio
fosse che rimangono le agevolazioni dai 700 m. in su per esempio, solo nelle
cime di questi monti non si pagherebbe l'IMU, mentre tutta Casola Valsenio , tutta Brisighella e
tutto Riolo Terme pagherebbe.
La "giustizia
sociale" invocata dal Decreto n.66/14 andrebbe a farsi friggere.
Per questi motivi è
necessario che per la revisione prevista siano adottati criteri che tengono
conto dello svantaggio
effettivo delle aree da agevolare e non solo dell'altitudine. Il legislatore
non dovrebbe mai dimenticare la grande funzione sociale che svolgono i
coltivatori nelle zone montane, a tutela del territorio e dell'ambiente. Dove
chiudono, tali aree vengono abbandonate e i danni dovuti all'incuria del territorio
diventano catastrofici.
Conclude Copagri:
"Vessati dallo svantaggio naturale, danneggiati dagli animali selvatici
che diventano sempre più invadenti (lupi, caprioli, cinghiali, ecc.) mettendo a
dura prova le produzioni, se sono vessati anche dalle tasse l'esito rischia di
essere proprio lo scoraggiamento e l'abbandono. Bisogna evitare che ciò si
verifichi".
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