Era sparita da 15 anni. Eppure la
figlia di «Fantozzi» è viva
e lotta insieme a noi. «Abbia pietà quando scrive di me, lei che è
giornalista...» dice facendo il verso al servilismo di Paolo Villaggio,
suo papà putativo. Come forse non tutti (ma di certo molti cultori del genere)
sanno, la «piccola» Mariangela, passata alla storia del cinema
per tutto tranne che per la sua avvenenza, è in realtà un uomo: l'attore Plinio
Fernando. Un signore timido,
affettuoso e riservato nato per caso a Tunisi - da genitori italianissimi - il
15 settembre 1947. E sparito dalle scene nel 1993, quando girò «Fantozzi in
paradiso»; l'ultimo capitolo della saga dell'impiegato più sfigato d'Italia.
Nel '74
il debutto sul set del primo film, indossando le improbali camicie da notte e
le vezzose cuffiette di Mariangela. «La bertuccia», come la chiamava
l'implacabile geometra Calboni. Da lì, pian piano, l'ingresso nel mito, come è
accaduto ad altri grandi caratteristi come Bombolo e Jimmy il Fenomeno. Di
Plinio Fernando nulla si sa, compresa la data di nascita, sbagliata (sino a
ieri) persino dai più accreditati siti di cinema. «Di "Fantozzi" ne
ho girati otto» ricorda con l'inconfonbile voce chioccia. «Mi scelse il
regista, Luciano Salce, dopo che mi presentai a un provino in via Monte Zebio,
qui a Roma. E Villaggio si trovò subito d'accordo. Ho fatto l'accademia di
recitazione, con il metodo Stanislavskij. E questi film mi hanno consentito di
lavorare oltreché con Villaggio, anche con Milena Vukotic, la signora Pina,
Gigi Reder-Filini e Anna Mazzamauro, la signorina Silvani. I più grandi. Ma non
ho fatto solo quello. C'è stato il teatro, con due commedie, "Pupe pupe
della malavita", ispirata a Feydeau, e "Allegria con cadavere".
E poi sono stato un chirurgo in "Sturmtruppen" di Salvatore Samperi».
Che effetto faceva vestire i panni della brutta per eccellenza? «Beh, in fondo
era solo un ruolo, un lavoro come un altro» dice. «E non dimentichiamo che
tutti i più grandi attori si sono vestiti da donna: da Ugo Tognazzi ne "Il
vizietto" a Tony Curtis e Jack Lemmon in "A qualcuno piace
caldo"».
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