La narrazione del governo
di Matteo Renzi ha provato a raccontarci che le Province erano state abolite
per sempre. Peccato però che le Province esistano ancora, anche se ormai sono
di stretto interesse della politica, visto che ad eleggere i rappresentanti
provinciali non sono più i semplici cittadini, ma i sindaci. Come ricorda il
Giornale, dalla prossima domenica e per ogni settimana fino alla fine di
gennaio i sindaci di tutta Italia saranno chiamati a rinnovare le
amministrazioni provinciali, ridotte ad assemblee tra di loro con poche e
confuse competenze. I prossimi appuntamenti tra agosto e settembre
coinvolgeranno le province di Macerata, Pavia, Mantova, Campobasso, Vercelli e
Treviso. E poi man mano arriveranno tutte le altre, ognuno più o meno come
preferisce. Sembra infatti che non esista una regola uguale per tutti che
regoli la vita dei nuovi enti e dei suoi organi. Così ci sono Consigli
provinciali decaduti, con presidente e giunta ancora in carica. Oppure
presidenti dimessi e vice che ne reggono le funzioni da mesi. La speranza, dopo
l'abolizione, doveva essere almeno che si risparmiasse qualche euro. Ma è la
stessa associazione delle Province italiane a smontare ogni pia illusione: a
fronte di un costo di circa 2 miliardi per il riordino, il risparmio sarebbe
stato di 32 milioni di euro, tutto denaro speso per le indennità degli amministratori,
78 milioni di spese per far andare avanti la macchina amministrativa. E poi
restano i 10 miliardi a carico dei contribuenti destinati ai servizi
essenziali.
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