MARONI HA RAGIONE, MA NON SERVE CHIEDERE AI CITTADINI I CERTIFICATI
Il collega Maroni ha perfettamente ragione: il certificato antimafia è indispensabile ma è indispensabile che a procurarselo siano le pubbliche amministrazioni al loro interno, senza più vessare imprese e cittadini, trattati finora alla stregua di inesausti fattorini. Perché chiedere a un’impresa il certificato antimafia quando l’amministrazione lo può acquisire d’ufficio attingendo alle informazioni in suo possesso? La legge peraltro già lo prevede: l’articolo 4, comma 13 del decreto Sviluppo (decreto legge n. 70/2011 convertito con la legge n. 106 del 12 luglio 2011) stabilisce infatti che le stazioni appaltanti pubbliche acquisiscono d’ufficio, anche in modalità telematica, a titolo gratuito ai sensi dell’articolo 43 comma 5 del Testo Unico sulla documentazione amministrativa la prescritta documentazione antimafia. Questo dice la legge e questo intendo rafforzare con le prossime misure in materia di semplificazione, prevedendo che nei rapporti con la PA tutti i certificati vengano completamente eliminati e sostituiti sempre dalle autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla PA resteranno valide solo nei rapporti tra privati. Quanto alla certificazione antimafia, la mia proposta – prevedendo l’acquisizione d’ufficio – è perfettamente in linea con le specifiche disposizioni dettate in materia dal nuovo codice antimafia. Si leggano le carte le tante anime belle, disinformate e in malafede (i Piero Grasso, gli Antonio Ingroia, le Rita Borsellino, gli Ivan Lo Bello, i Sergio D’Antoni, i Massimo Donadi, gli Angelo Bonelli, gli Italo Bocchino, i don Luigi Ciotti e via andando) che per amore di polemica hanno fin qui preferito rilasciare banalità o esprimere finta indignazione.
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