Il Presidente del Gruppo assembleare del PDL Gianguido Bazzoni interviene sulla
questione AUSL unica della Romagna e sulla riorganizzazione della AUSL di
Ravenna: "Mi chiedo - scrive Bazzoni - come possano ancora tacere i
Sindaci delle nostre città che in base alle legge sono i responsabili della sanità
del territorio ancor
prima della Regione e dei Direttori generali della AUSL ed accettare che un
progetto così importante come la AUSL unica venga portato avanti in una totale
confusione istituzionale, di ruoli e documenti e che li vede marionette in
incontri politici con la Regione Emilia-Romagna". "Non può essere
solo politica la gestione di un processo che tra sei mesi potrebbe vedere la
nascita di una Azienda unica della Romagna, tra le più grandi se non la più
grande d'Italia, mentre i confini istituzionali amministrativi sono ancora
quelli delle tre province di Ravenna, Forlì - Cesena e Rimini. Senza un vincolo
istituzionale che faccia da cassa di compensazione delle istanze di ben 75
Comuni si rischia che le decisioni della Direzione generale della AUSL unica
passino sopra la testa dei rappresentanti dei territori, ovvero i Sindaci,
raccordandosi direttamente con la Regione Emilia-Romagna vanificando in
sostanza il "modello emiliano romagnolo" incentrato sul dialogo
politico amministrativo tra AUSL Sindaci Presidenti di Provincia per garantire
la vicinanza delle ricette amministrative delle AUSL alle esigenze effettive
del territorio.
Si parla di una conferenza sociosanitaria a 75,
ovvero un vero e proprio parlamentino che si dovrebbe riunire e di un ulteriore
organismo più snello riservato ai Sindaci dei capoluoghi di provincia e ai
Presidenti delle conferenze di distretto, anche questo aspetto denota come vi
sia uno scostamento di fatto da quella che è la modalità di gestione
"democratica" della sanità in Emilia-Romagna. Così congeniata non
consentirebbe ai Sindaci dei Comuni più piccoli di tutelare le istanze
sanitarie dei propri cittadini e di fatto instaura l'egemonia sanitaria dei
Comuni capoluogo e se invece si vuole evitare questo come verranno prese le
decisioni nel "parlamentino" socio sanitario? Con maggioranze
straordinariamente qualificate o in base alla popolazione o in base al numero
dei Sindaci aderenti?
Se dobbiamo inoltre pensare ad una azienda unica
della Romagna e garantire un servizio di prossimità, perché dobbiamo rimanere
legati alle logiche provinciali di modulazioni degli ospedali esistenti? Ad
esempio perché Faenza non può essere legata a Forlì invece che a Ravenna? Il
tutto a beneficio dei cittadini, perché ad esempio stiamo parlando di
protocolli del 118 che significa portare un paziente di Riolo Terme o a Ravenna
o a Forlì. Il tutto si traduce in un servizio più adeguato o meno adeguato agli
utenti, in maggiori o minori costi per il cittadino ed anche per la sanità
perché, nel caso di Casola Valsenio o Riolo Terme, Forlì è più vicino di
Ravenna.
Un'operazione come quella dell'Ausl della Romagna,
dovrebbe essere una scelta non fine a se stessa ma una scelta di opportunità e
valorizzazione del territorio, a partire dalla necessità di un ammodernamento
della viabilità. Come si può pensare a un vero processo di integrazione e di rete
ospedaliere con le attuali vie di comunicazione e servizi pubblici non certo in
grado di sostenere un progetto del genere.
In questa grande confusione, tenendo presente che,
incredibilmente, i Consiglieri regionali hanno ricevuto solo ieri una bozza di
progetto di legge sulla AUSL unica della Romagna, è più che mai evidente che i
direttori generali, in special modo della AUSL di Ravenna, facciano il bello ed
il cattivo tempo, continuando ad attuare il piano di razionalizzazione della
AUSL ravennate, anche se basato sul vecchio PAL, in una fase delicata di
transizione.
Un processo che non capiamo e che riteniamo
illogico ed inaccettabile per diversi motivi primo fra tutti quello di
degradare l'Ospedale di Ravenna a struttura semplice da struttura complessa che
è, un procedimento assurdo perché non si capisce come possa, nelle logiche di
funzionamento di una AUSL un direttore di struttura semplice, che deve
coordinare l'attività di un Ospedale, rapportarsi con un primario che invece è
un responsabile di struttura complessa. Non è parimenti opportuno provvedere ad
un ulteriore taglio dei posti letto anche se previsto dal PAL.
Abbiamo già chiesto al Direttore generale Des
Dorides di fermarsi e, se non basta chiederlo a Lui, lo chiediamo ai Sindaci,
con in testa Matteucci e al Presidente della Provincia Casadio".
Continua il Presidente del Gruppo Assembleare del
PDL in Regione Emilia-Romagna Gianguido Bazzoni: "che qualcuno non provi a
fare della bieca propaganda su questo tema sventolando avvenuti tagli insopportabili
alla sanità da parte di qualsivoglia governo perché altrimenti dobbiamo parlare
ad esempio del fatto che rispetto a Pieve Sestina si è deciso di spendere
400.000 euro l'anno di affitto per la struttura senza volerla comprare con un
mutuo di 2.000.000 di euro che in cinque anni avrebbe chiuso la partita. Non ci
dicano che la AUSL della Romagna è una priorità!
Visto che vi è ancora la AUSL di Imola o che a
Ferrara c'è una consistenza di 1400 posti letto contro i 1300 di Ravenna che
verranno ulteriormente tagliati. Non lasceremo che sulla sanità si compensino
dei buchi fatti dal partito in altri ambiti o che si seguano altri tipi di
interessi. Non si può fare un progetto del genere passando sopra la testa della
politica, delle autonomie locali, con un disegno verticistico regionale
infiocchettato qua e la da qualche decisione supina delle conferenze
territoriali senza aver esperito un dibattito adeguato ed una presa di
posizione formale di tutti i Consigli comunali interessati".
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