Pare proprio che a Beppe Grillo
qualsiasi proposta di riforma istituzionale provenga dal Pdmenoelle (come lo
chiama lui) non vada a genio. Oggi tuoni, fulmini e saette colpiscono il
tentativo di riforma presidenziale. Per la verità si tratta di un’idea
alimentata da Alfano, e dai vertici del Pdl, dopo le parole di Enrico Letta
sulla necessità di cambiare la modalità di elezione del Capo dello Stato. Il
leader del M5S ha così commentato sul suo blog:«Il presidenzialismo è un’idea
di Berlusconi, vuol farsi eleggere presidente-duce d’Italia con l’aiuto delle
televisioni che il pdmenoelle gli ha graziosamente lasciato da vent’anni
ignorando ogni conflitto di interessi. Mediaset trasmette grazie a generose
concessioni governative sulle frequenze nazionali». Mentre ultrà del pro e
contro si accapigliano (vedi difesa della Carta a oltranza da parte di Stefano
Rodotà e Gustavo Zagrebelsky), mi permetto di ricordare a Grillo, e ai suoi
sodali, che la primogenitura di una Repubblica presidenziale non è certo da
attribuire a Silvio Berlusconi ma a Giorgio Almirante. Fu, infatti, nel 1979
che il segretario dell’allora Msi-Dn fece stampare un quaderno dal titolo
“Nuova Repubblica” teso a profetizzare la creazione di uno Stato presidenziale.
Una posizione confermata nell’ottobre dello stesso anno, durante il XII
Congresso del partito, svoltosi a Napoli, dove Almirante viene confermato
segretario. Nell’occasione viene approvato anche il suo programma congressuale
basato su presidenzialismo e corporativismo. Grillo se ne faccia una ragione.
Almirante era un anticipatore. Un politico di quella prima Repubblica che
sempre più spesso, ascoltandolo, mi trovo a rimpiangere.
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