La proposta del Cav. al
Foglio: “Via gli egoismi nazionali. Serve una coalizione contro la fabbrica
della morte”. Per vincere bisogna combattere. di Silvio
Berlusconi - Ancora una volta, dopo
New York, dopo Londra, dopo Madrid, dopo Parigi, dopo la Turchia, dopo tante
stragi in Africa e in Medio Oriente che non fanno quasi più notizia, davanti
alle drammatiche immagini che ci giungono da Bruxelles proviamo la stessa
sensazione di dolore impotente, di rabbia, di scoramento. Ci eravamo illusi di aver
inferto qualche colpo al terrorismo islamico attraverso la cattura del
responsabile dei fatti di Parigi, ed ecco che l’Isis ci dimostra di essere più
crudelmente vitale di prima. Purtroppo davanti a ciascuna di queste tragedie
sembra di assistere a un film già visto: una grande emozione collettiva, un
lutto doveroso delle istituzioni di ogni paese, qualche gesto nobile ma
soltanto simbolico – come la sfilata dei leader mondiali a Parigi dopo gli
attentati del 13 novembre – e poi il nulla, ovvero il palleggio di
responsabilità fra governi e l’eterno inutile dibattito fra la retorica
dell’integrazione facile e quella della paura.
Tutto quello che l’Europa
ha saputo mettere in campo per sconfiggere il terrorismo islamico è qualche
raid aereo in Libia, più che altro dimostrativo, che non porta alcun risultato
se non quello di colpire la popolazione civile, rinfocolando l’odio
anti-occidentale e fornendo quindi nuova materia prima ai reclutatori della
Jihad. Così non vinceremo mai questa guerra. Per vincere una guerra bisogna
prima di tutto avere il coraggio di combatterla, poi sapere con chiarezza chi
sono gli amici e chi i nemici, infine essere uniti, mettendo da parte le
distinzioni anche legittime e gli interessi particolari. Questa crisi per
l’occidente potrebbe essere più grave anche della guerra fredda, che se non
altro rispondeva a delle regole e a delle logiche prevedibili e in qualche modo
controllabili. Potrebbe essere la crisi più grave dopo la seconda guerra
mondiale, quando per vincere i paesi dell’Occidente non esitarono ad allearsi
con la Russia di Stalin, nonostante l’abisso che li separava. E solo in quel
momento vinsero. Non esistono soluzioni alternative, quando si è chiamati in
guerra bisogna combattere e vincere. I muri, i fili spinati, i posti di blocco
messi in atto sino ad ora, sono misure inutili e risibili. Ma forse, la carenza
di leadership europea, che ci penalizza da tempo, produrrà ancora l’assenza di
ogni decisione.
il
buonismo non si vincono le guerre e noi siamo in guerra. Luca Bartolini
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