La Provincia è costretta da una
serie di disposizioni legislative ad adottare entro fine mese, un piano operativo di razionalizzazione delle
società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute,
esponendo le modalità, i tempi di attuazione e il dettaglio dei risparmi da
conseguire. E, ovviamente, le fruttuose partecipate come Sapir e
Romagna Acque con consistenti dividendi annuali - (l’ultimo bilancio fa registrare
entrate per la Provincia di circa
800.000,00 euro), - sono state
artatamente conferite nella società
Ravenna Holding spa, pertanto l’atto di razionalizzazione dell’ente provinciale
si limita a indicare pollice verso, non
certamente privo di perdite, o nei confronti di una serie di società deficitarie in procedura fallimentare
o in liquidazione. È il caso, ad esempio della società Aeradria dell’aeroporto di Rimini in
procedura fallimentare in corso
con una quota di partecipazione al
capitale da parte della Provincia di 25.855,00 pari allo 0,83%. Al
riguardo è stata fissata l’udienza per
il 20 aprile prossimo a seguito di
un’inchiesta della Procura per reati contestati agli amministratori: vale a
dire, associazione per delinquere finalizzata a falsare i bilanci, bancarotta e
connessi reati fallimentari, truffa e abuso d’ufficio. Per non parlare, poi, di
Stepra, società in liquidazione con una cospicua quota versata a suo tempo dell’amministrazione
provinciale di ben 1.333.881,79 e quota di partecipazione del 48.51% e restante
quota analoga alla locale Camera di commercio. Per la Provincia la
partecipazione in questa società ha rappresentato una vera e propria emorragia
continua e incontrollata di denaro. Un
vero “Pozzo di san Patrizio”
cui sono state buttate abbondanti somme di denaro in un contesto
generale di mala gestio.
Le dismissioni previste
riguardano poi il Centro Padano Interscambio merci Ce.P.I.M. con una
partecipazione della Provincia di 4.251,72 e
ERVET con una quota al capitale sociale di 12.900,00. È prevista,
inoltre la cessione delle quote di 1.522,50 mediante procedura ad evidenza
pubblica di Banca Popolare Etica e, infine, anche per la
Società d’Area Terre di Faenza per la quale l’ente ha versato una quota pari a 10.320,00 e peraltro
nell’ultimo esercizio 2014 ha registrato una perdita, è inserita nel citato
piano delle dismissioni.
Si tratta, dunque, di una scelta
tardiva e non certamente spontanea per
l’ente ravennate alla luce, tra l’altro,
dell’ultima comunicazione del 14 marzo scorso della Corte dei Conti. La
Provincia, dunque, coglie l’occasione per eliminare, non certamente senza
grosse perdite, i rami secchi con
andamento deficitario e che con molta probabilità, per lungo tempo hanno
viziato i bilanci e gli stati patrimoniali della Provincia stessa. L’aspetto
più singolare, tuttavia, consiste nel classificare queste società non più
strategiche e non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali,
smentendo, di fatto, l’orientamento dello stesso ente quando solo pochi anni fa
si è espressa diametralmente in modo opposto! Gianfranco Spadoni, Vincenzo
Galassini
Nessun commento:
Posta un commento