martedì 26 aprile 2016

ENERGIA ELETTRICA DALLA CINA


Ormai la notizia non è più un segreto e, dalla Cina all'Australia (ultima fonte) è palese: la Cina si prepara ad esportare energia elettrica verso l'Europa. Contravvenendo agli ipocriti accordi presi con il COP21 continuano a costruire centrali a carbone e saranno nella condizione di godere di un eccesso di generazione a breve. Contestualmente, in Germania 6.9 milioni di persone vivono in una condizione di povertà energetica e sono costrette a spendere oltre il 10% del proprio reddito per pagare l'energia a causa delle sovvenzioni per le energie rinnovabili. Lo scorso anno 350 mila famiglie sono state scollegate dalla rete e 800 mila soffrono gravi difficoltà per pagare la bolletta, mentre industrie come la BASF, la BMW ed SGL Carbon hanno trasferito le proprie attività negli Stati Uniti ove l'ampia disponibilità di gas naturale (permessa dal fracking) e del nucleare (entrambi ancora per poco) permettono di accedere all'energia elettrica a costi irrisori. La Cina afferma che l'energia eolica è una sciocchezza inutilmente costosa e preferisce investire nella generazione di energia nucleare (in costruzione da 8 a 10 centrali l'anno da qui al 2030), gas (in costruzione almeno 10 centrali al mese) e carbone (in costruzione 2 centrali al giorno). https://stopthesethings.com/…/china-wont-waste-its-time-on…/
Così la Cina è pronta ad approfittare del danno auto-inflitto dalle potenze occidentali e sponsorizzato dall'ONU per fornire loro ciò che oggi loro non hanno o lo hanno a costi eccessivi. Contestualmente l'Australia, dopo le elezioni e la perdita del premier Abbott è tornata ad investire (e bruciare) ingenti capitali con le energie rinnovabili, adesso anche attraverso l'accumulo di energia. Appena 100 famiglie per un progetto pilota, saranno sovvenzionate dallo Stato a spese della comunità intera per "ridurre gli impatti" dell'inquinamento ambientale, in misura del tutto effimera (l'Australia ha autorizzato nuove miniere a carbone) e del tutto marginale rispetto al resto del mondo, il 2%.


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