Gli esborsi alle 179
associazioni di reduci, rifinanziati dal Governo Fondi anche ai «garibaldini»
che combatterono dal ’43 al ’45 in Jugoglavia
Centosettantanove
sfumature di partigiano. E il Governo le finanzia tutte: dai reduci garibaldini
agli antifascisti. Ecco le associazioni che lo Stato foraggia e di cui si sente
parlare solo il 25 Aprile. Anpi, Anvrg, Aicvas, Anvcg, Aned, Anppia, solo per
citarne alcune. Con molta probabilità solo gli iscritti, vedendo queste sigle,
sapranno riconoscere le associazioni di cui stiamo parlando: "Associazione
Nazionale Partigiani Italiani", "Associazione Italiana Combattenti
Volontari Antifascisti", "Associazione Nazionale Vittime Civili di
Guerra", "Associazione Nazionale Ex Deportati",
"Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti".
C’è chi strabuzzerà gli occhi quando leggerà che il primo acronimo sta per
"Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini". Ovviamente
non si tratta di un’associazione di mummie del 1861, bensì dei reduci della
divisione italiana in trincea dal ’43 al ’45 con i partigiani in Jugoslavia. I
suddetti acronimi appartengono all’immensa galassia delle associazioni
combattentistiche che godono di stanziamenti pubblici annuali predisposti dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai ministeri della Difesa, dell’Interno
e dell’Economia. La crisi non tocca le tante associazioni rosse che possono
dormire sonni tranquilli. A mettere in cassaforte il tesoretto ci ha pensato lo
Stato inserendole nella legge di
stabilità del 2014: «Per il sostegno delle attività di promozione sociale e
di tutela degli associati svolte dalle Associazioni combattentistiche - si
legge nel testo - è autorizzata la spesa
di euro 1.000.000 annui per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016». E
stiamo parlando solo di quelle sottoposte alla vigilanza della Difesa. Al milione di euro stanziato da
questo ministero, infatti, se ne aggiungono altri due disposti dal Viminale di concerto con il ministero
dell’Economia. Totale: tre milioni di
euro circa per sostenere associazioni combattentistiche e d’arma. Nella
maggior parte dei casi non si tratta di cifre stellari.
Eppure, sommando tutti i
contributi diretti alle varie associazioni, l’esborso da parte dello Stato non
è trascurabile. Il Viminale, nel dicembre 2014, ha previsto un contributo di
1,892 milioni di euro per tre sole associazioni: l’Associazione Nazionale
Vittime Civili di Guerra a cui andrà la fetta più grossa (quasi un milione e
mezzo), seguita da altre due per le quali, almeno stando ai nomi, è difficile
dire in cosa divergano: ANPPIA, Associazione Nazionale Perseguitati Politici
Italiani Antifascisti (227 mila euro), e l’ANED, Associazione Nazionale ex
Deportati Politici nei Campi Nazisti (189 mila euro).
Il rischio è di avere
decine e decine di associazioni tra le quali è assai difficile cogliere
distinzioni tra ambiti e finalità. Tra i tanti finanziamenti a pioggia
destinati alle associazioni spicca anche quello di 34 mila euro del 24 marzo
2016 stanziato dal Governo a favore dello spettacolo teatrale "Tante facce
nella memoria", di Francesca Comencini. Si tratta di sei storie di donne
partigiane e non che nel ’44 vissero l’eccidio delle Fosse Ardeatine, feroce
rappresaglia per l’attentato di via Rasella: una sorta di oratorio sulla
memoria in scena a Roma. La regista, madre del Viceministro allo Sviluppo
Economico Carlo Calenda, fa l’en plein garantendosi anche un ulteriore
finanziamento da 20 mila euro concesso dalla Regione Lazio. Insomma sui soldi i
partigiani non fanno resistenza. Francesca Pizzolante
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