Quel 13 luglio del 1997 la
piccola chiesa di Santa Maria Maggiore a Lenola, provincia di Latina, non aveva
mai visto tanti giornalisti e tante telecamere, inviati da tutta Italia per
assistere in diretta alla conversione di
Pietro Ingrao, “l’irriducibile comunista”, “l’eretico”, “il comunista per
sbaglio” che sotto l’altare dialoga e si “confessa” con il cardinale Achille Silvestrini, prefetto per la congregazione delle
chiese orientali. Già alcuni anni prima il settimanale Panorama si appassionò
all’argomento con sei pagine dal titolo “Conversioni a sinistra”, “crisi
mistica del leader della comunismo italiano…Ingrao ha scoperto il sentimento
religioso…il grande comunista ha incontrato Dio”. L’interessato smontò la
conversione con nove righe dattiloscritte: “Un’assoluta fandonia, senza alcun
fondamento. Non sono credente e non sto vivendo alcuna crisi religiosa ma il
mio ateismo, come tanti sanno, non mi impedisce di essere da lungo tempo
attento ad esperienze altrui di religiosità”.
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