468mila euro è
questa la cifra che come sancisce l'articolo 7 al paragrafo 2 del
regolamento 422/67Cee, spettava ad Antonio Tajani; è questa la
cifra che il vicepresidente vicario del Parlamento europeo ha rifiutato. Tale
regolamento prevede che i membri della Commissione, hanno diritto ad una
indennità transitoria, ovvero una "discreta sommetta" che dovrebbe
aiutarli per il reinserimento nel mondo del lavoro. Tajani, fedelilssimo di Berlusconi
e rappresentante di Forza Italia in Europa fa sapere tramite missiva
indirizzata a Josè Manuel Barroso, allora ancora presidente della
Commissione europea, che non accetterà la sua leggittima buonuscita. "Dopo
aver riflettuto ho deciso di rinunciare a questa somma. Ritengo sia opportuno
dar prova di sobrietà e solidarietà soprattutto in un periodo di difficoltà per
i cittadini europei che sono chiamati a fare molti sacrifici e che soffrono per
un elevato tasso di disoccupazione, a volte molto rilevanti". Barroso ha
apprezzato questa iniziativa ed ha così rigirato la lettera agli uffici
competenti.
La reazione - Per il
momento, però, parrebbe che tale gesto sia un'azione isolata al solo Tajani e
che gli altri quattro ex commissari abbiano cumulato l'eurogruzzolo, ovvero la
cifra precisa mensile dell'indennità transitoria; e la durata precisa della
suddetta indennità. Come scritto nella lettera solo l'indennità ammonta a circa
13 mila euro al mese, per un totale di 468mila euro per il periodo di
tre anni, insomma una cifra molto vicina ad un miliardo del vecchio conio. Un
plauso per il politico italiano, arriva anche da Azzurra Libertà che
tramite fratelli Zappacosta ha lanciato, in linea con le mode
attuali, un hastag #faicomeTajani, motivando:"Crediamo da sempre
che la politica si debba fare senza privilegi ne stipendi milionari. Crediamo
che la politica sia innanzitutto servizio per i più deboli. Ripartiamo dal
basso, ripartiamo dalla politica come servizio civico e sociale. Ripartiamo da
gesti come quello di Tajani".
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