di Rodolfo Ridolfi* Il servizio televisivo di Milena
Gabanelli su Hera ha suscitato un certo clamore e anche sorpresa, ma non in chi
molte denunce le aveva raccontate e raccolte nel libro “Le coop rosse” nella
parte dedicata a Hera e che Report otto anni dopo scopre e riporta in
superfice. Muovendo da questa riflessione ripropongo alcune considerazioni
contenute nel libro:
Hera è inquadrabile fin dall’origine in un intreccio sempre più
tentacolare tra coop rosse, partito (Pci-Pds-Ds-Pd) e governo. In questo
intreccio gli interessi, le strategie e gli uomini si sovrappongono fino a
confondersi. Una realtà dove la coop finanzia il partito prima delle elezioni,
il partito poi forma la giunta locale o il governo regionale e nazionale che
tra i loro primi atti vi finanziano le coop con il denaro pubblico, le coinvolgono
nei grandi appalti, a volte perfino nelle grandi operazioni definite con
accordi internazionali.
Un esempio per tutti, quello della Hera Spa, che ha le
coop nel dna e nel cda
Come è nata e si è costituita Hera? La letteratura ricorda che le
sfide del terzo millennio, tra le quali vale la pena annoverare la produzione
energetica, la gestione della risorsa acqua e la problematica ambientale legata
allo smaltimento dei rifiuti, convincono, nel 1999, il ministro dell’industria Pier
Luigi Bersani (che prima ricopriva la carica di Presidente della Giunta
della Regione Emilia-Romagna), assecondando le sfide europee, a liberalizzare
il mercato dell’energia. Il suo successore, Enrico Letta, provvederà in
seguito a liberalizzare quello del gas. Il combinarsi di alcuni fattori (tra i
quali l’appartenenza di quasi tutte le municipalizzate a Comuni ed autonomie
locali governate da una maggioranza di sinistra e la necessità di dare nuovo
respiro al mondo cooperativo nella Regione Emilia-Romagna) ci ha fatto sorgere
il convincimento che Hera spa altro non sia che lo sviluppo del modello
economico emiliano-romagnolo, un intreccio ed una riconversione di quel modello
fondato sulle cooperative, che non si accontenta più di operare in ambito
regionale, ma che aspira a colonizzare l’Italia a colpi di Opa, borsa, salotti
buoni e business dei rifiuti. Dal 2000 il Presidente della Giunta della Regione
Emilia- Romagna è Vasco Errani, che opera in continuità con la politica
iniziata da Bersani, e persevera nel forte impegno teso a varare una serie di
leggi funzionali alle esigenze concrete di questo nuovo “capitalismo rosso”.
Così ecco che il 1° novembre Il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani,
nelle vesti di stratega del sistema coop, con un disegno lucido quanto
ambizioso vuol fare di Hera Spa il nucleo forte di un nuovo modello di
capitalismo rosso nel settore dei servizi pubblici. In pratica, una terza
filiera da affiancare alle Coop (distribuzione commerciale) e all’Unipol
(finanza e assicurazioni) per garantire al Pci-Pds-Ds un retroterra economico
sempre più solido, assai utile per affrontare i costi della politica, ma
anche un ruolo di player tra i cosiddetti “poteri forti”.
L’esecutivo guidato da Berlusconi era accusato dalla sinistra di fare leggi ad
personam, ma la sinistra fa di peggio: vara leggi ad aziendam. Quando si occupa
di tv, lo fa per punire Mediaset (progetto Gentiloni), quando invece legifera
su alcuni business (farmaci, utilities, energia), premia le coop e le Iri
locali,
Ma come abbiamo documentato il risultato è esattamente l’opposto:
tariffe più elevate che in altre città e massima scontentezza delle
associazioni dei consumatori, talvolta perfino di alcuni esponenti diessini che
(vedi le denunce del segretario provinciale ds di Rimini, Riziero Santi)
arrivano a definire Hera Spa “un mostro nato soltanto per fare business, una
società a cui non frega niente dei problemi del territorio e della qualità dei
servizi, aumenta le tariffe, non fa investimenti, sfrutta e licenzia i propri
dipendenti, mentre il management è costituito da una schiera di privilegiati
che pensano solo al successo personale”.
Abbiamo scritto che Hera, nata purtroppo anche con l’avallo di
ambienti bolognesi (e non solo) di centrodestra (sicuramente il ministro
dell’ambiente del Governo Renzi, Galletti, Udc), è un groviglio, dove
sono protagoniste le ex municipalizzate, intrecciate in un sistema molto
complesso e ripetitivo di scatole cinesi. Un sistema al limite della normativa
comunitaria sulla libera concorrenza, sui monopoli, sulle gare ad evidenza
pubblica nell’affidamento dei servizi. Abbiamo scritto che nonostante Hera
abbia guadagnato nelle operazioni di borsa, le tariffe applicate ai cittadini
non hanno mai subito sensibili variazioni positive. I servizi erogati sono
sicuramente peggiori rispetto a prima ed a questo si aggiunge anche qualche
incidente che ha inquinato le terre della Romagna. Come nel settembre 2004
quando “i militari dell’Arma scoprirono fanghi pericolosi smaltiti illegalmente
nei terreni agricoli circa 4.000 tonnellate causando il pericolo concreto di
inquinamento dei terreni, di contaminazione delle acque e delle coltivazioni di
vegetali destinati alla catena alimentare”.
Sono passati molti anni oggi c’è Renzi ma come possiamo
verificare, forse il caso, o la continuità del disegno economico politico,
fanno sì che Ministro del lavoro sia il numero uno delle coop rosse e al
ministero dell’ambiente ci sia l’assessore UDC Galletti che è stato assessore
al bilancio 1999 al 2004 con il Sindaco Giorgio Guazzaloca.
*Coordinatore di
Azzurri ‘94
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