Appare irritante e fazioso
l’atteggiamento di alcuni esponenti che
non considerano l’avviso di garanzia come semplice comunicazione alla persona
sottoposta ad indagini con l’ obiettivo di garantire, appunto, il diritto di
difesa previsto dalla legge, ma come una sorta di lesa maestà. Soprattutto
appare fuori luogo se non addirittura una vera forzatura legare tali avvisi a un presunto sistema a
orologeria in grado di scattare nei momenti più delicati della vita politica
degli individui specie se questi sono, come nel caso di specie, così prossimi
alle elezioni. E in questo caso il Partito democratico si atteggia come la
forza politica costretta a subire una grave
persecuzione dai risvolti pesanti e negativi per l’immagine dei singoli
ex consiglieri regionali, ma, non ultimo, per il riverbero sulla stessa forza politica di maggioranza
relativa presente sul territorio. E lo
stesso Partito democratico dimentica
come, in un passato non troppo lontano, gli stessi avvisi di garanzia trasmessi
a Berlusconi o a esponenti del Centro destra, erano considerati giusti, corretti e, da non commentare perché, veniva in più
occasioni stollo lineato, come la
Magistratura si basi su principi di
indipendenza e di autonomia.
Metaforicamente, dunque, l’avviso
di garanzia per eccellenza, dovrebbe
essere inviato alla Regione per avere avallato alcuni regolamenti a maglie
troppo larghe e discrezionali, oltretutto approvati da tutte le forze del consesso
elettivo di Bologna. E’ in questa sede che occorre disciplinare la materia
sottoponendola a un vaglio di controllo attento e minuzioso, per evitare
forzature e spese indebite e ai limiti della correttezza formale e sostanziale. Gianfranco Spadoni consigliere provinciale Udc
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