Novembre, mese della
commemorazione dei defunti e di tragedia per i contribuenti italiani, alle
prese con ben 221, duecentoventuno!, scadenze
fiscali concentrate in 30 giorni. Come a dire più di 7 al
giorno, considerando anche i sabati e le domeniche. Per chi faticasse a credere
a questa cifra, consigliamo di fare una capatina sul sito dell’agenzia delle entrate e
cercare lo scadenzario suddiviso per mesi, dove potrà trovare l’elenco completo
di questo mese, composto da ben 74 pagine, quanto un romanzo giallo da edicola.
Peccato che qui non si fatichi ad individuare le vittime, i contribuenti, e
l’assassino, lo stato.
Sì, assassino dell’economia, perché chi ha concepito la
bellezza di 119 scadenze per gli artigiani e commercianti, e oltre 100 per le
società di capitali, desidera una sola cosa: la morte del tessuto economico ed
imprenditoriale del paese.
Novembre, mese di lutto: è
morto il tessuto imprenditoriale italiano per mano di una sinistra che ha
sempre disprezzato la piccola e media borghesia, in quanto, producendo reddito
ed essendo quindi autonoma, non aveva necessità di farsi mettere le catene al
collo da parte dell’Apparato di partito
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