mercoledì 25 marzo 2015

E’ MORTO GIAN VITTORIO BALDI. BRISIGHELLESE D’ADOZIONE

Gian Vittorio Baldi


E' morto ieri sera a Faenza, all'età di 84 anni, Gian Vittorio Baldi, instancabile sperimentatore di cinema, regista di 'Fuoco!' e produttore di Pier Paolo Pasolini. Baldi, che era nato a Bologna nel 1930, fu protagonista di stagioni battagliere del cinema italiano, regista e audace produttore, tra i titoli prodotti, 'Porcile' di Pasolini e 'L'amore coniugale', film della scrittrice Dacia Maraini, girato negli anni più intensi delle lotte femministe. Gian Vittorio Baldi regista e produttore, vincitore di due Leoni d'oro a Venezia, produttore di più di 200 film e cortometraggi, tra le quali opere di Godard, Bresson, Straub, Risi e Pasolini.E' stato Presidente della casa di produzione IDI Cinematografica, Segretario Generale della A.I.D. (International Documentary Association FilmMaker), Presidente e fondatore del Centro Internazionale di Studi sull'alimentazione, nato a Brisighella nel 1987, assieme al Prof. Andrea Vitali, al prof. Massimo Montanari, e al critico dell’Espresso Beppe Mantovano, realizzando importanti convegni sulla cucina storica ed eventi relativi in Italia e negli Stati Uniti, con sede nell’ex Palazzo Valvassori dato in uso dal sindaco Vincenzo Galassini.
E' stato il primo a valorizzare il vino di grande qualità nell'Emilia Romagna (il suo vino, Ronco del Re, è stato scelto da Quirinale per le cene ufficiali con i capi di Stato) e si ritiene che numerosissime aziende, come sostengono i giornalisti della Guida del Gambero Rosso, siano nate sul esempio del Castelluccio.
Gian Vittorio Baldi è anche scrittore, pittore e ricercatore del linguaggio cinematografico.
Gli sono stati conferiti più di cento riconoscimenti in vari Festival internazionali, ultimo il premio Umanidad, ricevuto al Sao Paolo Film Festival nel 2009. Gli sono state dedicate retrospettive in Francia, Finlandia, Cina, Stati Uniti, Brasile e in molte altre parti del mondo. La redazione porge le più sentite condoglianze ai figli.

LEGGI I COMMENTI NAZIONALI E L’INTERVISTA PER I SUOI 80 ANNI

Il genio della Nouvelle Vague italiana che ama la Romagna
 di Marilena Spataro
Nato a Bologna, ottant'anni fa, Gian Vittorio Baldi è il primo artista italiano ad aver capito la lezione della Nouvelle Vague e ad averla sperimentata da noi. E' anche colui che per primo nel Dopoguerra ha utilizzato in Italia la presa diretta in tutte le sue potenzialità, conferendo a questa tecnica la dignità di formidabile mezzo espressivo. Ed è ancora il produttore coraggioso che ha realizzato pellicole difficili firmate da personaggi del calibro di un Godard, di un Bresson e di un Pasolini. Mai, come per questo artista, il detto “nessuno è profeta in patria” suona veritiero. Essere un outsider, e per giunta lungimirante, non ha certo giovato alla sua carriera, i maggiori riconoscimenti come regista Baldi li ha ottenuti, e continua a ottenerli, all'estero. Anche se in patria gli hanno conferito, quando era giovanissimo, due Leoni d’Oro per il cortometraggio al Festival del cinema di Venezia, questo non basta a fare giustizia alla sua bravura e alle sue capacità artistiche. Ciononostante, e al di là della sua non più giovane età, egli continua a essere presente sulla scena del cinema internazionale, soprattutto come maestro che viaggia per il mondo insegnando agli studenti di regia, con il racconto della sua esperienza da cineasta e produttore, una visione originalissima, e diversa da quella usuale, del cinema, che si pone in un continuo confronto con le più






avanzate tecnologie esistenti e con quelle del futuro. Durante le pause di lavoro da anni Baldi va “in ritiro” nella sua suggestiva casetta in pietra immersa nel verde collinare dell'Appennino romagnolo, tra Brisighella e Modigliana, e questo, nonostante a Roma possieda una splendida e, per il tempo in cui fu costruita, avveniristica villa sulla Flaminia, progettata da un giovanissimo studente di architettura il cui nome sarebbe divenuto da lì a qualche anno famoso: si trattava, infatti, di Paolo Portoghesi. “Credo di aver contribuito a mettere in evidenza il talento di quel giovane facendogli realizzare la mia dimora romana” afferma, con orgoglio, il regista.
Che nel raccontare i momenti più importanti della sua vita artistica e privata, traccia le linee essenziali lungo le quali scorre la storia del cinema.
Bolognese di nascita, prima milanese e poi romano di adozione e, fin da giovane, sempre in giro per il mondo. Perchè Gian Vittorio Baldi ha scelto di vivere in Romagna e proprio in quella sua parte più “selvaggia”, genuina e maggiormente refrattaria alla modernità?
“Ho sentito il bisogno di tornare sui passi dei miei antenati che erano fabbri a Brisighella oltre mille anni fa e che sono sepolti nel piccolo cimitero accanto alla Pieve del Thò. Oltre al richiamo degli avi, c’è anche un altro motivo che mi ha spinto a vivere in Romagna, ed è il ricordo, toccante e sempre vivo nella mia memoria, di me adolescente a Lugo, dove ho trascorso da sfollato i due ultimi anni della Seconda guerra mondiale. E’ stato un periodo di enormi difficoltà: la fame, la miseria più assoluta, la guerra. Ma anche un tempo di grande formazione, dove a fare da contrappeso a questi affanni c’erano i sentimenti di umanità e di solidarietà della gente del luogo. In realtà mi sento molto legato a tutta
l' Emilia Romagna, tantissimi anni fa ho persino voluto sperimentare la bontà della sua terra fondando un’azienda viti vinicola, che oggi ha la sede e i vigneti a Modigliana. Un'azienda che permise in tempi lontani a questa regione di ottenere il primo riconoscimento di certificazione di qualità”.

Nel 2005 lei ha donato una parte del suo prezioso archivio legato alla storia del cinema italiano e straniero alla biblioteca comunale di Lugo di Romagna. Un gesto di riconoscenza per l'ospitalità ricevuta da ragazzo?
“Sì. Per affetto e per gratitudine verso questa cittadina che porto sempre nel cuore. L’opportunità di creare il fondo alla Trisi è nata dall’incontro con l’ex direttore Igino Poggiali. Si tratta di quasi quattromila libri, di una mole cospicua di materiale cartaceo e di audiovisivi. E’ una testimonianza importante della mia vita artistica e familiare, anche quella più intima, e della storia del cinema italiano e mondiale del '900. Vorrei che l’archivio venisse aperto a tutti al più presto, specialmente ai giovani, e anche che ogni tanto si tenessero a Lugo delle proiezione dei miei film”.
Il suo modo di fare cinema e la sua poetica affondano le loro radici nelle atmosfere da lei vissute da ragazzo nella Bassa Romagna?
“Il paesaggio, la gente, la situazione politico sociale, tutto un ambiente e dei momenti particolari che ho vissuto nella Seconda guerra mondiale in questa parte di Romagna, hanno influenzato fortemente la mia poetica. Le esperienze dell’adolescenza sono quelle che ti rimangono dentro”.
Quali i registi dell’Emilia Romagna che sente più affini?
“Con Michelangelo Antonioni ho cercato di fare, una volta uscito dall’Università, da aiuto regista, assistente, manovale, ma non ci sono riuscito. Siamo diventati amici anni dopo. Per me è stato un inarrivabile artista e grande maestro. Con Federico Fellini esisteva un bellissimo rapporto, mi chiamava il mio “baldone”. La sua esperienza era, però, lontanissima dalla mia; lui era un grande caricaturista, bravissimo disegnatore con una geniale fantasia macchiettistica e battutistica e si appoggiava ad autori del calibro di Ennio Flaiano o del mio amico Tonino Guerra, io, invece, credo nel cinema dell’autore, quello che fa tutto da sé, come uno scultore o un pittore”.
Da cosa nasce la sua passione per il cinema?
“A Milano, un mio fratello che lavorava per il Sole24ore come critico cinematografico, mi diede la possibilità di andare al cinema al posto suo. Eravamo da poco arrivati dalla Romagna e andare a vedere i film americani e il musical gratis, a 15 anni, appena usciti dalla guerra, non poteva che essere entusiasmante. Così divenni io stesso il critico. Da lì decisi di frequentare regia all’Università di Roma, una volta laureatomi cominciai a lavorare con la televisione francese, poi con quella italiana; infine mi staccai, diventando regista e produttore autonomo”.
Come avviene il suo passaggio dal mondo della regia a quello della produzione cinematografica?
“Esistevano dei talenti che non riuscivano a trovare il modo di esprimersi perché il mercato li condizionava, allora io mi sono detto che dovevo aiutarli, facendo il produttore”.
Cosa ne pensa del cinema italiano di oggi?
“Che è un disastro, con le sole eccezioni di Marco Bellocchio e di Paolo Sorrentino, due autori straordinari. Per il cinema, come lo intendevamo noi, non esiste più futuro nè in Italia nè nel mondo. Oggi c’è l’immagine in movimento, nelle sue mille trasformazioni e possibilità, dal videogioco al film sul web. La mia prossima opera intendo produrla così. E’ questo il futuro. Il che significa la fine dei circuiti cinematografici e la morte di migliaia di sale, ne rimarranno una o due per città, come per il teatro lirico”.
Non prova un po’ di rimpianto?
“Già 50 anni fa affermavo che i film si sarebbero venduti in video cassette in edicola e che il cinema si sarebbe evoluto con le nuove tecnologie; allora questa sembrava un’eresia, ma poi è accaduto. E’ per queste mie tesi, più che per le mie produzioni e per le mie opere, che mi chiamano in tutto il mondo. Lo scorso anno ho tenuto lezioni agli studenti anche in Cina e in India. Quanto al cinema del '900, questo rimarrà come una memoria storica straordinaria, me se si pensa cosa bisognava affrontare per fare un film, cioè una serie di passaggi lunghissimi più una serie di condizionamenti, altrimenti incappavi nella censura, come è stato nel '59 per il mio “Luciano”, dove già affrontavo il tema della pedofilia dei preti, o per il film di Pasolini, “Porcile”, ritengo sia meglio così. Prima o poi tutto cambia: alla carrozza a cavalli è subentrata l’automobile, alla macchina da presa tradizionale i nuovi mezzi tecnologici. Non vedo niente di male in tutto ciò, anzi, potrebbe trattarsi di una grande occasione di libertà”.



In apertura di pagina, Gian Vittorio Baldi con il regista Pier Paolo Pasolini. Qui sopra nella sua azienda viti - vinicola mentre osserva soddisfatto un tralcio delle sue viti 



Accanto, la villa a Roma di Baldi progettata dal famoso architetto Paolo Portoghesi quando ancora era studente 
Marilena Spataro


Sul Golosario di Massobrio, premiato il Corallo Nero 2006 dei fratelli Gallegati già insignito dei Tre Bicchieri nella guida del Gambero Rosso dello scorso anno e nella guida dell’Espresso, la novità di quest’anno è il riconoscimento di eccellenza (il premio più prestigioso assegnato dalla guida) al “16 Anime” dell’azienda Vigne dei Boschi: unico vino bianco, prodotto in un numero limitato, con uve Riesling coltivate a m 500 slm. Il riconoscimento esalta la straordinaria vocazione alla coltivazione di vitigni bianchi sulle colline alte del comune di Brisighella, come già trent’anni fa ebbe a dimostrare Gian Vittorio Baldi, regista e appassionato di vini, con il suo Ronco del Re dell’Azienda Castelluccio: un bianco prodotto con uve Sauvignon, coltivate nelle zone alte, al confine tra Brisighella e il comune di Modigliana, servito negli anni 80 ai pranzi ufficiali al Quirinale e molto apprezzato anche dai produttori francesi. Convinto delle potenzialità territoriali in campo vitivinicolo, il Comune di Brisighella dedicherà un evento ai vini di pregio.
L’anno scorso l’Amministrazione comunale aveva dedicato una serata ai Pionieri della Qualità e “il Pioniere principale di quest’avventura (insieme a Vittorio Fiore e Remigio Bordini) era stato il regista Baldi (che quest’anno ha compiuto 80 anni e al quale facciamo tanti auguri). Per continuare a onorare i suoi meriti in campo vitivinicolo istituirà un premio a lui dedicato, e ai vini e ai produttori locali che si ispirano alla sua filosofia. Dal notiziario del Comune di Brisighella




Gian Vittorio Baldi
E' morto ieri sera a Faenza, all'età di 85 anni, Gian Vittorio Baldi, instancabile sperimentatore di cinema, regista di 'Fuoco!' e produttore di Pier Paolo Pasolini. L'annuncio della scomparsa è stato dato oggi dalla Cineteca di Bologna. Baldi, che era nato a Bologna nel 1930, fu protagonista di stagioni battagliere del cinema italiano, regista e audace produttore, tra i titoli prodotti, 'Porcile' di Pasolini e 'L'amore coniugale', film della scrittrice Dacia Maraini, girato negli anni più intensi delle lotte femministe.
Dopo aver frequentato a Roma il Centro Speciale di Cinematografia, Baldi esordì alla regia nel 1958 con 'Il pianto delle zitelle', vincendo il Leone d’Oro come miglior cortometraggio a Venezia. Di qui Baldi ha sviluppato la sua prospettiva cinematografica, specializzando il proprio sguardo sui temi più duri della realtà sociale. È stato pioniere di un nuovo cinema documentario italiano a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta. Ha parlato di povertà, di emigrazione, di sofferenza. Ha raccontato la repressione alla Fiat negli anni Sessanta.
Come ha scritto il critico Patrick Leboutte, “i lavori di Baldi rappresentano il lato nascosto del Realismo italiano e rivelano una visione radicale del documentario, fortemente caratterizzata da una tensione sperimentale verso le immagini e i suoni”.
La Cineteca di Bologna ha sempre cercato negli anni di valorizzare l’opera di un caparbio indipendente del cinema italiano: il suo fondo di film è conservato negli archivi della Cineteca, che ha recuperato e pubblicato il suo film-manifesto, 'Fuoco!', girato nel 1968, racconto di una tragedia sociale e familiare che nasce dallo sparo di un disoccupato contro la statua della Madonna, durante una processione, e ha restaurato 'Porcile', uno dei capolavori dimenticati di Pier Paolo Pasolini prodotto con coraggio da Baldi.
La storia che lega un grande indipendente del cinema italiano come Baldi a Pasolini non è fatta solo di vicinanza intellettuale e vissuto professionale: c’è anche un film, 'L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale', diretto da Baldi nel 1975, che fece profonda impressione sul Pasolini in procinto di realizzare Salò: nel cupo inverno del 1944, tre repubblichini sequestrano una corriera, per poi derubare e trucidare i passeggeri (donne e bambini compresi), come in un lager. Pasolini sarebbe rimasto colpito proprio dalla dimensione claustrofobica e ossessiva delle atrocità evocate dalla pellicola, ambientata nella campagna emiliana.
La sua doppia qualifica professionale era di regista e produttore ma in realtà non corrispondeva in nulla all’idea che comunemente ci si fa di un regista e di un produttore. Baldi è sempre stato orgoglioso di occupare una 'no man’s land' rispetto all’industria del cinema, soprattutto negli anni Sessanta, quando era uno di quegli utopisti che, affascinati dall’esempio di Rossellini, sognavano di dare l’assalto alla 'città del cinema' disprezzando le leggi del mercato.
Baldi fu anche uno dei primi a produrre film con l’apporto della Rai (dove aveva esordito come regista televisivo) e questo è uno dei tanti paradossi della sua vita e carriera: non è mai stato, infatti, un regista nel senso artigianale del termine, ma un ostinato sperimentatore che si avventura in imprese perse in partenza, quasi attratto dal fascino della sconfitta.
La stessa attitudine anarchica l’ha dimostrata producendo film come 'Cronaca di Anna Magdalena Bach' di Straub-Huillet, 'Diario di una schizofrenica' di Nelo Risi, 'Quattro notti di un sognatore' di Bresson, 'Porcile' e 'Appunti per un’Orestiade africana' di Pasolini, film difficili da produrre anche negli anni d’oro a cavallo fra i Sessanta e i Settanta.
Non ha mai voluto fermarsi, né andare in pensione. A più di ottant’anni Baldi è andato a girare un film in Brasile fra mille difficoltà. Fino all’ultimo ha lavorato ad organizzare seminari e lezioni di cinema per le giovani generazioni, in particolare attraverso l’International Film Academy da lui creata e capace di portare a Bologna docenti come Bernardo Bertolucci e Abbas Kiarostami.
Martedì 26 marzo
Teatro Binario, ore 21
Una lezione speciale di cinema d’autore. Ricerca e trasgressione
Incontro con Gian Vittorio Baldi, regista e produttore. Gian Vittorio Baldi (vive a Castelluccio di Brisighella), docente di Filmologia all’Università di Bologna, è un ricercatore trasgressivo, uno dei migliori documentarista e registi italiani della generazione degli anni 30. Ha vinto alla mostra del cinema di Venezia due Leoni d’oro nel cortometraggio, anno 1958 con Il pianto delle zitelle e anno 1960 con La casa delle vedove.

Morto Gian Vittorio Baldi, regista e produttore di Pasolini
Nel 1958 con ‘Il pianto delle zitelle’ vinse il Leone d’Oro come miglior cortometraggio a Venezia



Gian Vittorio Baldi (foto Corelli)


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