giovedì 26 marzo 2015

POLITICA ESTERA E SICUREZZA INTERNA


Smantellata cellula Isis in Italia. Il pericolo di attacchi jihadisti nel nostro Paese è crescente. Il terrore corre sul web. Agire subito
La notizia che rimbalza sulle prime pagine di tutti i quotidiani è lo smantellamento di una cellula jihadista in Italia dedita al reclutamento di aspiranti combattenti e al loro instradamento verso le milizie dell’Isis. Non solo. In Nigeria, Boko Haram ha rapito oltre 400 donne e bambini nella città di Damasak. Scontrandoci con così tanta violenza le parole del cardinale Bagnasco provano ad aprire uno spiraglio di tenerezza dove il conforto non arriva: “Invocare il nome di Dio per tagliare le gole è una bestemmia che grida al cospetto del cielo e della terra”. Ma la fede può tutto per l’anima e poco per il terrorismo. Quello va arrestato con azioni forti e repentine da parte dei governi, con il consolidamento di valori essenziali e cristiani lasciati marcire dalle coscienze populiste europee. Ripartiamo da qui. Non vi è scampo altrimenti.
La cyberwar del califfato "Oltre 133 mila tweet da 46 mila profili, di cui oltre 1.500 condividono più di 50 contenuti pro-jihad, con picchi fino a tre volte superiori". È questa la potenza di fuoco quotidiana, almeno fino a dicembre 2014, dello Stato Islamico su Twitter, secondo il report realizzato da J. M. Berger (Brookings Institution) pubblicato su 'Repubblica'. Il governo sottovaluta questi aspetti, dimenticando che le recenti primavere arabe hanno preso vitalità proprio grazie alla propaganda sui social network. Purtroppo al giorno d'oggi le guerre asimmetriche si combattono anche sul web.



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