lunedì 23 marzo 2015

IL “COMUNE DI ROMA” NON ESISTE PIU’ E’ DIVENTATO “ROMA CAPITALE” PERCHE’ ERA FALLITO, MA NESSUNO L’HA SAPUTO: MA TUTTI GLI ITALIANI HANNO PAGATO INVECE DEI SINDACI RESPONSABILI


Questo è quello che è scritto negli Atti parlamentari della XVII legislatura. Per la precisione, a pagina 9, righe 3 e 4, della “Relazione concernente la rendicontazione delle attività svolte dalla gestione commissariale per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Capitale”, si legge che:
per il Comune di Roma è stata stabilita, in alternativa alla dichiarazione di dissesto prevista per tutti gli enti locali, una disciplina particolare con la quale si è previsto, oltre agli organi della Gestione Ordinaria, un Commissario straordinario per la gestione del debito pregresso. In pratica, il debito creato dai Sindaci pregressi (ovvero Rutelli e Veltroni) nel 2008 era diventato talmente grande da dover dichiarare il dissesto delComune. In alternativa, è stato deciso di trasferire il debito del Comune a tutta la nazione. Ricordiamo che nei 15 anni precedenti alla dichiarazione di dissesto, cioè dal 1993 al 2008, il comune di Roma è stato governato dall’attuale PD, con i Sindaci Rutelli e Veltroni.




Si torna a parlare di Roma, anzi di Roma Capitale, e scopriamo, grazie al lavoro “certosino” del consigliere comunale radicale, Riccardo Magi, che il disavanzo della Capitale ha sfIorato, ormai, 1,2 miliardi di euro. Il comune di Roma è, sotto il profilo tecnico, “fallito”, ma nessuno, dalle forze di governo a quelle di opposizione lo vuole dire con chiarezza ai cittadini. Chi governa cerca l’aiutino (vedi il decreto “Salva Roma”) per provare a tirare a campare; chi fa opposizione (NCD, Forza Italia, M5S e i due marchiniani) porta avanti una polemica per lo più sterile (hanno fatto notizia gli 80 mila emendamenti dell’on. Alessandro Onorato tutti rimandati al mittente, a conferma della mancanza di tecnicismo anche da parte di chi sarebbe delegato a fare opposizione), ma il problema del “buco” rimane sul terreno e nessuno è in grado di risolverlo. Perchè non c’è soluzione e/o competenza per porre in atto gli accorgimenti più giusti. Negli USA anni fa la municipalità di Detroit ha dichiarato il fallimento, in Italia, invece, i comuni non possono per legge fallire, anche perchè si ritiene che la mano della politica possa, in un modo o nell’altro, trovare alla fine la soluzione. Anche nel caso di Roma, appena si parla di fallimento tutti difendono la loro poltrona (dal governo di centro sinistra fino all’opposizione), ma a giugno già si parla di mancanza di fondi per il pagamento degli stipendi di questi dipendenti pubblici (molti dei quali inutili e improduttivi). Per mantenerli ci toccherà, per esempio, pagare più Tares e più Imu già nel 2014 (per non parlare delle multe o dei parcheggi con le strisce blu). Sarà, quindi, il mercato a chiudere le porte alla politica capitolina. Il comune in estate non avrà più soldi e questo esercito di dipendenti pubblici non saprà più come fare, perchè se non ci sono i soldi, non li si può stampare. C’è, poi, da fare un ulteriore approfondimento relativamente al dossier Magi: Chi ha firmato i bilanci del comune di Roma negli ultimi 20 anni? Chi ha certificato il bilancio della Capitale? Perchè, per far quadrare i bilanci, è stata sempre utilizzata la voce “residuo attivo” (praticamente i crediti che il comune ritiene di poter incassare, ma che di fatto non incasserà mai)? E’ chiaro che con il gioco del residuo attivo tutti i bilanci comunali vengono tecnicamente rimessi a posto in Italia e questo non va bene.
Dove era la classe politica di destra e di sinistra quando questo scempio avveniva? Perchè i media capitolini non hanno mai scritto una riga su questo tema, se non analisi politiche di facciata utili solo a chi doveva fornire dichiarazioni promo-pubblicitarie, magari a pochi mesi dal voto? E dove erano, in quegli anni, le grandi confederazioni sindacali, sempre attente a tessere rapporti politici, ma mai a porre l’indice su questo disastro comunale? Il solito consociativismo che a noi “liberali”, vogliamo dirlo con forza, non piace proprio.
Così come non ci piace la gestione della cosa pubblica capitolina, perchè, oggi, a tutti i cittadini romani, tocca pagare questo disastro finanziario con tasse su tasse.
Un “cameo” finale: ogni persona che decolla da Roma non sa che, nel prezzo del biglietto, viene inserito, ogni giorno, un euro di tassa, collegata proprio al buco da 15 miliardi di euro di ROMA’60.




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