Approvato dall’Aula di Montecitorio,
il disegno di legge di riforma costituzionale torna all’esame del Senato.
L’Assemblea di Palazzo Madama dovrà decidere se apportare ulteriori modifiche
al testo (limitatamente alle sole parti modificate dalla Camera), oppure se
approvare il provvedimento senza apportare alcun cambiamento. Ricordiamo che,
in ogni caso, i disegni di legge di revisione costituzionale necessitano, a
norma dell’articolo 138 della Costituzione, sono adottati da ciascuna Camera
con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e
sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella
seconda votazione. Ciò significa che, anche se il Senato non apporterà alcuna
modifica al testo Camera, il disegno di legge dovrà comunque tornare all’esame
di Montecitorio non prima di tre mesi per una seconda deliberazione. Allo
stesso tempo, la proposta di riforma della legge elettorale, approvata
prima dalla Camera e poi modificata dal Senato per volere del Premier e tra
mille difficoltà e dissidi interni alla maggioranza, giace in Commissione
Affari costituzionali alla Camera in attesa di essere esaminata.
La partita è doppia perché
alcune modifiche apportate dal Senato che non piacciono ad una parte del
Partito democratico potrebbe costituire un ostacolo per l’approvazione
da parte dell’Aula di Palazzo Madama del disegno di legge di riforma
costituzionale. Sono stati diversi infatti i deputati del PD intervenuti oggi
in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto sulla riforma
costituzionale, per stigmatizzare la chiusura del Premier alle modifiche
richieste alla legge elettorale.
Diversi deputati che
rappresentano precise correnti del PD che al Senato pesano come macigni.
Renzi è consapevole di avere i
numeri alla Camera, dove manca il passaggio finale per portare a casa la
riforma del sistema elettorale, ma è altrettanto consapevole delle
ripercussioni che una forzatura sulla legge elettorale potrebbe avere nel
percorso di riforma costituzionale, senza poter contare sull’appoggio di Forza
Italia, che al Senato si era rivelato fondamentale.
La corsa di Renzi potrebbe
quindi subire grosse battute d’arresto: vittima dei ricatti della sua
maggioranza e senza Forza Italia, riuscirà a destreggiarsi tra le tappe del
calendario che lo aspetta?
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