Parla l'avvocato Taormina
difensore del "grande accusatore" di Matteo Alessandro Maiorano
«Non si capisce perché le
ostriche di Fiorito portano in carcere, mentre quelle di Renzi portano
all’archiviazione». Per il professore Carlo Taormina sono stati adoperati metri
diversi per due vicende sostanzialmente analoghe, ossia l’utilizzo di soldi
pubblici per fini non istituzionali. Nel primo caso, infatti, l’ex capogruppo
del Pdl alla Regione Lazio, Franco Fiorito, è stato condannato per peculato. Le
accuse mosse nei confronti di Matteo Renzi, sugli sperperi di denaro nel
periodo in cui era presidente della Provincia di Firenze, viaggiano invece
verso l’archiviazione. L’avvocato Taormina sa bene di cosa parla visto che le
indagini della procura fiorentina sono partite proprio da un corposo esposto
presentato da Alessandro Maiorano, dipendente del Comune di Firenze, «grande
accusatore» del premier, difeso, per l’appunto, dall’ex parlamentare di Forza
Italia.
Quindi, avvocato,
i magistrati fiorentini stanno portando avanti la logica dei due pesi e due
misure?
«I fatti che ha denunciato
il mio cliente sono gli stessi che hanno portato in tutta Italia a
contestazioni di peculato nei confronti dei pubblici amministratori: è successo
con la Regione Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Invece, la Procura
di Firenze non ha preso nemmeno in considerazione i 9 milioni 700 mila euro
buttati al vento per la comunicazione di Renzi, tramite la società Florence
Multimedia srl e il cosiddetto "Genio fiorentino"».
Cosa non la
convince delle indagini fatte?
«La Guardia di Finanza ha
riprodotto le indagini, già fatte su ordine della Procura della Corte dei Conti
della Toscana, tali e
quali alla Procura fiorentina. L’informativa consegnata ai pm penali il 7
maggio scorso, riporta in un elenco le voci di spesa che non sarebbero dovute
gravare sul bilancio della Provincia, dall’abbonamento a Sky alle spese per i
funerali, dalle cene al parcheggio per i consiglieri. Tuttavia la Procura non
si è preoccupata di fare ulteriori indagini per approfondire l’ipotesi del
peculato, nonostante la Finanza gliel’abbia porta su un piatto d’argento.
L’altra anomalia investigativa è che è stato preso in considerazione solo il
2008, e una parte del 2009, tralasciando gli altri anni del mandato di Renzi in
Provincia (2004, 2005, 2006, 2007 e 2009). Ci stanno 21 milioni di euro su cui
non si è fatto nessuna indagine».
Cosa ha
intenzione di fare ora?
«Siccome il mio cliente
non è parte lesa, non posso presentare opposizione alla richiesta di
archiviazione della Procura. In base all’articolo 409 del codice di procedura
penale, oggi (ieri ndr ) ho depositato una richiesta al giudice delle
indagini perliminari Moneti di fissare un’udienza in camera di consiglio per
discutere della possibilità di fare un’imputazione coattiva.
Come l’ha presa
il suo cliente?
«È sconfortante per un
cittadino che fa una denuncia, tra l’altro perfettamente circostanziata e
documentata, vedere che tutto si risolva così. È sconcertante che in un sistema
decomocratico la magistratura scoraggi qualisiasi atteggiamento di collaborazione
del cittadino con lo Stato». V.
D. C.
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