Qui nel 1998 crollò il muro comunista italiano, qui ieri si sono poste le premesse per buttare giù quello non meno pericoloso del renzismo. Il primo compito politico è ripristinare la democrazia. Berlusconi lancia la crociata antigolpista. E oggi si tratta di impedire una riforma costituzionale che consegna l'Italia al rischio autocrazia. Persino il Corriere lancia un monito a Renzi. Il quale, scommettiamo, se ne impipa. Appello a Mattarella
Ieri a Bologna è accaduto qualcosa di importante e carico di futuro. In una città tornata rossa, dopo la splendida parentesi di Guazzaloca che fece cadere il muro del comunismo emiliano nel 1998, Forza Italia, con la guida di Silvio Berlusconi, e la presenza mobilitante di Brunetta, Toti e Bernini ha rilanciato la sfida al neo-sinistrismo renziano. Questo governo è persino più pericoloso di quel sistema di potere che si appoggiava direttamente al marxismo-leninismo in versione togliattian-dalemiana. Questo esecutivo si regge su un golpe che dal 2011, in sequenza ostinata, ha tolto al popolo il diritto di scegliere il Presidente del Consiglio e ha privato l'opposizione del suo leader. Non solo: con una riforma costituzionale e una legge elettorale costruite su misura per Renzi, il golpe protrattosi da allora troverebbe un punto di approdo stabile e nefasto deformando la democrazia sino a trasformarla in una sorta di “autocrazia” (copyright Eugenio Scalfari).
Non da oggi eleviamo questa ferma protesta. Di merito e di metodo.
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