FINO AD ORA E’ STATO FATTO POCO O
NULLA PER RIDUERREW L’AMMONTARE DEL DEBITO PUBBLICO.
Perché il debito pubblico continua
a crescere? A questa domanda si può solo rispondere con
un'altra domanda: cosa è stato fatto, nei mesi scorsi, per ridurre l'ammontare
del nostro debito? La risposta è molto semplice: nulla. Il governo Monti ha
proseguito su una strada che è perfettamente congruente con la risposta a crisi
precedenti da parte di altri governi italiani. Si è concentrato sulla riduzione
del deficit (lo scostamento fra uscite ed entrate dello Stato a livello
annuale). Ha messo nel mirino il raggiungimento dell'equilibrio fra i quattrini
che lo Stato spende e quelli che ci preleva, nel 2013.
Ma gli interventi posti
in essere non sono andati nella direzione di un taglio al debito. L'idea di
fondo è quella di svuotare l'enorme botte del debito pubblico, col cucchiaino
dell'avanzo primario. Finanze pubbliche in ordine dovrebbero alleviare lo
spread, giacché corrispondono a una maggiore «affidabilità» del Paese.
Il problema è che il
debito pubblico è arrivato al 126% del Pil, sfiora i
duemila miliardi. Il pareggio di bilancio è una forma di tutela della sanità
del dibattito democratico: se a più spese oggi corrispondono più tasse oggi, i
cittadini sono costretti, per così dire, a fare i conti con gli effetti delle
scelte della classe politica. Il pareggio di bilancio impedisce il
formarsi di nuovo debito, ma non fa nulla per quello pre-esistente. Che può
essere tagliato in un modo solo: con le privatizzazioni. Dismettendo le
proprietà dello Stato, sarebbe possibile dare un «taglio netto» al debito:
ridurlo del 5 o 10%, con ovvi benefici anche rispetto agli interessi che, sul
debito, ci troviamo a pagare.