Meno tasse, più posti di lavoro.
La formula magica arriva dalla Svezia, dove il dimezzamento
delle imposte su bar e ristoranti ha portato nel primo
trimestre dell’anno 9.500 nuove assunzioni tra camerieri, barman e cuochi che hanno
firmato soprattutto contratti a tempo
indeterminato. E se questo non dovesse bastare, nel Paese
scandinavo negli ultimi anni sono state dimezzate le istituzioni pubbliche,
senza però applicare alcun taglio al personale. È la formula magica applicata in
Svezia, dove la riduzione delle imposte (dal 25% al 12%) su bar, ristoranti e
bistrot ha fatto balzare il numero dei nuovi assunti nel settore della
ristorazione come non era mai successo prima. Secondo un’indagine dello Sbc,
l’istituto nazionale di statistica, nel primo trimestre del 2012 ci sarebbero
state 9.500 assunzioni in più tra camerieri, barman e cuochi rispetto allo
stesso periodo del 2011. E altro che precarietà. I nuovi assunti hanno firmato
per la maggior parte contratti a tempo indeterminato, che oggi sono 10.700 in
più rispetto a un anno fa. Lo confermano anche i dati della Riksbanken, la
banca centrale svedese, secondo la quale la riduzione delle tasse per ristoranti e bar ha dato ottimi
risultati sia sul fronte dei prezzi che su quello dell’occupazione. E se questo
non dovesse bastare, dal Paese scandinavo arrivano notizie positive anche sul
fronte della pubblica amministrazione. Negli ultimi dieci anni, il numero delle
istituzioni statali in Svezia è stato quasi dimezzato, senza però applicare
alcun taglio al personale, che
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conta ancora circa 200 mila
addetti. In confronto, il numero delle istituzioni è diminuito dalle 643 del 2000 alle 377 di oggi.
Come? In alcuni casi gli enti sono stati aboliti, mentre in altri le istituzioni
sono state trasformate, rinnovate o accorpate in unico nuovo ente.
Il tutto accade in uno dei Paesi
più avanzati anche nel sostegno alle famiglie. Basti pensare che, in caso di
maternità, in Svezia ciascun genitore
può usufruire fino a un massimo di 480 giorni pagati di permesso per ogni
figlio fino al compimento degli otto anni. E se il bimbo si
dovesse ammalare? Semplice: basta mandare una email, telefonare o inviare un
sms all’istituto di previdenza nazionale per essere rimborsati dei giorni di
stipendio persi assentandosi. State già facendo le valigie?
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