E' quasi superfluo rilevare la necessità di fare
un uso oculato delle risorse pubbliche, specie in un momento di ristrettezze
economiche come quello attuale e in un periodo di assoluta incertezza per le
province riguardo al loro futuro. Fatta questa premessa, due esempi di non
ottimale gestione del denaro pubblico sono offerti dall'amministrazione
provinciale di Ravenna la quale, incurante di un dettaglio come la spendig
review, continua a compiere scelte di spesa alquanto discutibili. Il primo caso riguarda un incarico di
prestazione occasionale conferito a un dipendente del Comune di Faenza per
l'attività di assistenza e consulenza tecnico giuridica ai settori dell'ente
provinciale nel solo pomeriggio del giovedì e con un massimo di trenta giorni
all'anno, a un costo di 8.000,00 euro più oneri fiscali e iva se dovuta. È
ormai noto il forte incremento delle spese legali relative al contenzioso di
questo ente che passano da 103.478,22
nel 2009, a 168.893,27 nel 2010 sino ad arrivare a 181.018,83 per il 2011,
ma è altrettanto vero, come ho già potuto dimostrare, che l'ente dispone di ben 22 persone nel proprio organico
munite di titoli specifici e idonee competenze per svolgere tali mansioni. Mansioni
volutamente affidate all'esterno con l'abituale consuetudine dell'incarico di
collaborazione, verniciato, in questo caso, da una pseudo selezione pubblica
con soli due partecipanti, uno dei quali, escluso perché la sua domanda è
pervenuta con modalità difformi rispetto al bando. Oltre ad una grave questione
di costi per la Provincia, è altrettanto serio l'aspetto della mancata
valorizzazione delle risorse interne all'ente! Una seconda stravaganza bizantina è rappresentata invece, da un
percorso formativo per dirigenti, responsabili e dipendenti della Provincia
riguardante le politiche di organizzazione del lavoro e di
sviluppo della gestione delle risorse umane, ad un
costo complessivo di 20.000,00 euro,
predisposto, tra l'altro, senza alcuna gara ad evidenza pubblica, mediante
affidamento diretto. Non è in alcun modo in discussione l'alto valore
intrinseco alla base della qualità formativa del corso, ma si rileva piuttosto
l'inopportunità di svolgere percorsi formativi in un periodo assolutamente di
transizione e d' incertezza per la vita degli enti provinciali, e, non di meno,
di comprensibile preoccupazione per i propri dipendenti. Oltretutto, ancora una
volta s'impiegano risorse senza tenere conto che parte degli argomenti corsuali
"...razionalizzazione e miglioramento dei processi di lavoro, definizione
dei modelli organizzativi, politiche di organizzazione e di flessibilizzazione
degli assetti interni,... etc." potrebbero subire cambiamenti sostanziali
legati, appunto, alla nuova architettura delle funzioni e dei servizi dell'
area vasta romagnola. Le questioni, dunque, riguardano da una parte le
discutibili somme spese dall'ente a fronte di un bilancio così esiguo,
dall'altra l'indiscussa inopportunità di avviare iniziative di questo tipo in
un momento di transizione come quello attuale. Spadoni UDC
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