Quasi tutti ricorderanno le
numerose critiche ed indignazioni che, da diversa parte dell’opinione pubblica
(ma non solo), si levarono nei confronti dell’ultimo governo Berlusconi quando,
al momento dell’insediamento, venne resa nota la nomina di Mara Carfagna come
Ministro per le Pari Opportunità. A finire sotto la lente fu il passato non
prettamente “politico”, ma bensì riconducibile ad esperienze e comparse
televisive, che la Carfagna aveva avuto in passato. Si disse in quella
circostanza che la delega alle Pari Opportunità non poteva essere di certo
affidata da chi aveva utilizzato la propria bellezza ed avvenenza per fare
carriera, anche e soprattutto – questa era (ed è) la tesi dei maggiori
detrattori dell’ex Ministro – in politica. Dal 2008 in poi, il nostro Paese ha
dunque conosciuto un fiorire di iniziative, manifestazioni, cortei, dibattiti
volti a ricordare ad una classe politica e dirigente machista e maschilista che
una donna è altro rispetto al proprio corpo, alla propria fisicità: è pensiero,
è energia, determinazione, voglia di farcela ed affermarsi in un mondo
tendenzialmente ostile o comunque non proprio in sintonia con le esigenze e le
necessità delle italiane. A ciò si aggiunse la nascita di diversi movimenti,
tra cui quello più recente di “Se non ora quando”, considerati sì legittima
espressione di pensiero ma comunque riconducibili ad una degenerazione di quel
femminismo che, nonostante tutto,
portò a casa non poche conquiste
per quel segmento della società che non aveva voce, rappresentanza e
considerazione.
Tuttavia, con il passo indietro
di Berlusconi e l’avvio del governo tecnico guidato da Mario Monti, le schiere
di femministe e di “indignate” nostrane sembrano essersi d’un tratto
volatilizzate, nonostante attualmente non vi sia un dicastero totalmente
dedicato alle Pari Opportunità, essendo il Ministro Elsa Fornero il titolare di
questa delega insieme a quella, parimenti spinosa ed inevitabilmente connessa
alla prima, del Lavoro. Eppure, in questi mesi di governo tecnico, la
situazione non sembra essere vistosamente e radicalmente mutata: mancano asili
nido, congedi parentali estesi, flessibilità negli orari di lavoro, unitamente
a serie e durature politiche di conciliazione tra maternità e vita lavorativa.
Ma nessuno scende più in piazza, nessun corteo o manifestazione invade le
strade del centro di Roma: di fronte a situazioni simili, occorre riflettere e
soprattutto non strumentalizzare, a seconda dei tempi e di chi è al governo,
esigenze che invece riguardano ancora oggi il mondo delle donne, dei loro
diritti e delle loro (pari) opportunità. Angelica
Stramazzi
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