PERCHE’ I SACRIFICI SONO CHIESTI SOLO AI
CITTADINI?
Non possono essere sforbiciati nemmeno di un
centesimo. Mentre la crisi economica fa schizzare alle stelle il numero dei
disoccupati e l'Unione europea chiede, contestualmente, al nostro
governo sempre maggiori sacrifici che vanno a pesare sui portafogli dei
contribuenti, la Corte costituzionale ha stabilito che le retribuzioni dei
magistrati non possono essere abbassate. Non solo. La Consulta si è
anche opposta anche alla riduzione dei dipendenti pubblici con stipendi
superiori ai 90mila euro lordi all'anno. "Il Parlamento decide in modo
sacrosanto dimettere dei limiti a stipendi fuori da ogni logica - tuona la Lega
Nord - e la vera casta si difende". Altro che la casta dei politici.
In parlamento, per lo meno, qualche taglio di facciata lo stanno facendo. Nei
tribunali e nella pubblica amministrazione, invece non si può. A difendere i
privilegi dei giudici e i maxi stipendi dei manager pubblici ci ha pensato la
Consulta con due sentenze che legano le mani al governo in tema di spending
review e che sono destinate a far sicuramente discutere. "I tagli
sulla retribuzione dei magistrati previsti dal decreto legge sulla manovra economica
2011-2012 sono incostituzionali", ha spiegato la Corte stabilendo, appunto
l’illegittimità del decreto nella parte in cui dispone che ai magistrati non
vengano erogati gli acconti per il triennio tra il 2011 e il 2013 e il
conguaglio del triennio tra il 2010 e il 2012 e nella
parte in cui dispone tagli all’indennità speciale negli anni 2011 (15%), 2012
(25%) e 2013 (32%). Non solo. La Consulta ha, poi, azzerato i tagli per i dipendenti
pubblici con stipendi superiori ai 90mila euro lordi all'anno (-5% per la parte
eccedente questo importo) e 150mila euro (-10%) dal momento che, come già
sostenuto dal Tar, la norma introdurebbe "un vero e proprio prelievo
tributario a carico dei soli dipendenti pubblici". Per la Consulta
un’imposta speciale prevista nei confronti dei soli dipendenti pubblici"viola
il principio della parità di prelievo a parità di presupposto d’imposta"
dal momento che "il prelievo è ingiustificatamente limitato ai soli
dipendenti pubblici". Morale? La Consulta arriva addirittura a
proporre al legislatore rimodulare i tagli con "un universale intervento
impositivo", andando quindi a colpire tutti i cittadini.
Contro la Consulta si è subito levata una selva di
critiche da parte della politica. Ad attaccare duramente i giudici della Corte
costituzionale sono stati soprattutto i parlamentari leghisti secondo i quali "non
è possibile che si voglia trasformare la nostra Repubblica in una regime
governato" dalle toghe. Ilresponsabile del Dipartimento Fisco, Finanze
ed Enti Locali, Massimo Garavaglia, ha chiesto al presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano di intervenire per "eliminare questa vergogna".
"Non si può chiedere alla gente di andare in pensione a settant'anni e di
vedere aumentare disoccupazione e crisi per rispetto dei vincoli europei
- ha concluso l'esponente del Carroccio - quando poi i cosiddetti dirigenti
dello Stato, veri e propri burocrati nel senso peggiore del termine, continuano
ad avere privilegi ingiustificati".
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