giovedì 4 ottobre 2012

LA MAFIA IN CASA DELLA SINISTRA


Abbiamo seguito con interesse la presentazione del rapporto sulla mafia in Emilia Romagna, curato dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia, in collaborazione con la Fondazione Antonino Caponnetto e con il contributo della Regione. Il rapporto, risultato del lavoro svolto dal nuovo Centro di formazione e di analisi sui fenomeni dell’illegalità, si è proposto di dare un contributo alle Istituzioni, al mondo imprenditoriale e a quello sociale, al fine di rafforzare l’opera di contrasto alle infiltrazioni mafiose. Il rapporto ha fornito cifre precise anche sulla “dimensione economica” delle mafie in Emilia Romagna: si stima infatti che la criminalità organizzata in regione fatturi ogni anno, attraverso aziende ad essa collegate, 20 miliardi di euro; 49 sarebbero i clan presenti. Il fenomeno mafioso, secondo il rapporto, sembra attecchire maggiormente nel settore dell’edilizia e dei trasporti.  Renato Scalia, della Fondazione Caponnetto, durante la presentazione del rapporto, ha asserito che gli appalti al massimo ribasso spesso favoriscono le infiltrazioni mafiose e che, in Emilia Romagna, la situazione è molto critica. Nel rapporto emerge inoltre che, a Reggio Emilia, la presenza mafiosa è alta ed altrettanto alto è il rischio di colonizzazione. Alla luce dei risultati scaturito dal rapporto ritengo sia necessario fare piazza pulita dei luoghi comuni: per la sinistra la mafia si annida solo nelle Amministrazioni locali dove essa non è al potere. Secondo la sinistra vi sono Amministrazioni pubbliche buone, quelle di sinistra, impermeabili alle infiltrazioni mafiose e Amministrazioni cattive, quelle governate dal centrodestra, corrotte ed influenzate dalla criminalità organizzata: la solita retorica di vecchio stampo, lontana dalla realtà. In occasione della Festa nazionale del Pd, svoltasi recentemente a Reggio Emilia si è avuto




conferma di tale approccio strumentale della sinistra nei confronti del fenomeno mafioso: è emerso lo stesso copione recitato dai soliti attori che sanno solo criminalizzare gli oppositori politici, mentre si è glissato sui fenomeni criminosi che si sono registrati, a pochi chilometri di distanza dalla festa del Pd, ossia a Boretto, a Brescello, a Fabbrico e a Gualtieri . Nel rapporto presentato al Teatro Valli, vi è stato invece uno sforzo, quanto meno, di obiettività nel trattare il fenomeno mafioso, anche se non sono mancati richiami di tipo propagandistico. Su Brescello e le infiltrazioni mafiose ha condotto una inchiesta il settimanale l’Espresso, a firma di Giovanni Tizian, dal titolo “Addio Peppone, ora c’è la mafia”. Nel sommario Tizian ha scritto: “A Brescello, il paese dove Guareschi ambientò l’epopea del Sindaco rosso e di Don Camillo, si sono insediati i boss calabresi della n’ndrangheta, che investono nei cantieri, fanno affari e cercano di mettere le mani nella politica”. Non molto tempo fa, a proposito di Fabbrico, sulla stampa è stato scritto: “La realtà di Fabbrico è stata coinvolta nella storia di Giuseppe Nocera, considerato dalla Dia di Napoli il terminale reggiano del boss Miche Zagaria. Lo stesso Nocera costruì la casa al segretario reggiano del Pd, Roberto Ferrari e più o meno a tutta Fabbrico, Sindaco attuale compreso.”  Se nel Pdl ci sono mele marce saremo i primi ad emarginarle, anche a Reggio Emilia. Il nostro è un partito pulito composto da persone oneste. Uomini e donne che si impegnano, da anni, per il movimento senza percepire un euro.  Sosteniamo, con forza, il lavoro del Prefetto De Miro, apprezzabile la decisione di conferirle un riconoscimento, il Premio Fondazione Caponnetto, per l’impegno profuso nella lotta alla mafia. Fabio Filippi PDL


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