Distribuzione di aree franose sul
territorio provinciale
Il comprensorio della bonifica di Brisighella si estende ai bacini
montani dei fiume Lamone e Senio a monte della statale n.9 ) (Via Emilia) per circa ha. 80.000 di cui 38.000 in
Provincia di Ravenna, 26.500 in Provincia di Firenze, 16.900 in Provincia di
Forlì e 600 in Provincia di Bologna. In seguito alle forti piogge cadute negli
ultimi giorni di maggio, susseguite
ad un lungo periodo piovoso che aveva saturato completamente l’imbibizione dei
terreni, si sono lamentate lunghe piene nei fiumi e torrenti, esondazioni e
frane che hanno provocato danni gravissimi alle opere pubbliche ed ai beni
privati.
Dai dati pluviometrici negli
apparecchi del consorzio si ricava che in tutte le zone è avvenuta una
piovosità massima, specialmente nella zona media, dove in cinque giorni si è
avuto una quantità minima di precipitazioni di quasi la metà dei totali annui. Nei fondi valle le piene hanno, in alcuni
luoghi , sormontato gli argini di presidio, in altri gli hanno abbattuti ed
hanno invaso i campi rivieraschi ricoprendo le messi di uno strato di
fanghiglia di cui le acque erano cariche. Si lamentano sempre corrosioni e lunate ed il crollo del
ponte in cemento armato della Sibetta nel torrente Marzeno.
Si prevedono danni anche alle opere idrauliche e d agli altri ponti, ma
la persistente piena impedisce ancora di riscontrali. Nella zona di fondovalle
non sono da lamentarsi crolli di case coloniche.
Sono invece rimasti sommersi dalle acque: nella Vallata del Marzeno 100 Ha, nella Vallata del Lamone 200 Ha, nella Vallata del Senio 100 Ha per un totale di 400 ettari. Ma i dati maggiori si
riscontrano nelle falde, dovuti a frane ed a scoscendimenti di ampie zone. Il
comprensorio è eminentemente montano e costituito da terreni (periodo
terziario) argillosi. se si fa eccezione della zona delle argille plioceniche che
si presentano omogenee e compatte, il restante comprensorio è costituito da
arenarie in strati o banchi più o meno dure, alternate a strati marnosi. I
banchi hanno pendenze anche fino alla verticalità e presentano giaciture
sconvolte a falie. Tale costituzione, unità all’azione concomitante
dell’infiltrazione delle acque ed alla mancanza nella maggiore parte dei bacini di opere di sistemazione
idraulica-forestale (l’opera del Consorzio si è finora pressoché limitata alla
zona calanchiva) è stata la causa essenziale dello squilibrio avvenuto su tutta
la parte collinare-montana. Non vi è falda che non presenti fessurazioni di
cedimenti avvenuti e non vi è pendice che non presenti scivolate di terreno spesso
dall’apice al piede. Dove il terreno era più profondo e dove le condizioni
stratigrafiche erano favorevoli al movimento, si sono formati distacchi di
oltre 30 metri d’altezza e lo scorrimento di masse di oltre 200 metri di
larghezza per 300 metri di lunghezza. I
piani di scorrimento si sono in massima costituiti su strati arenaria dure, non
fessurati che hanno impedito all’acqua infiltratasi di approfondirsi ancora. Le
strade principali di fondo-valle sono state invase da colate di fango e da
materiale in frana e potranno essere
riattivate agevolmente. La viabilità sulle falde è ridotta in modo
tale da non potersi prevedere entro quale periodo possa essere
ricostituita, essendone addirittura esportati interi tronchi. Ciò è
preoccupante per la mancanza di comunicazione con vaste zone agricole e con
borgate rurali, e per il grave ostacolo che costituisce la trebbiatura ed il
trasporto dei prodotti e concimi. Gli
acquedotti di acqua potabile scendenti
per la valle del Tramazzo e del Lamone e che servivano i comuni di Tredozio,
Modigliana, Brisighella e Faenza e le relative frazioni, sono stati spezzati,
mentre la Ferrovia Ravenna-Firenze nel tratto Fognano-S.Cassiano nella valle
del Lamone , è stata sepolta da una massa fangosa che ha in un primo tempo ostruito il fiume stesso, fortunatamente
incassato nella località. quasi tutti i fabbricati colonici posti nelle falde, , appena si è notata la fessurazione dei terreni, sono stati
abbandonati. Purtroppo il movimento si è
in diversi luoghi manifestato così repentino ed imprevisto, che alcuni
fabbricati sono stati trascinati ed inghiottiti senza dare tempo di evacuare il
bestiame. Fortunatamente non si lamentano vittime umane. Le
opere di sgombero e di soccorso sono
state maggiormente difficoltose per la pioggia continua e l’interruzione di
ogni viabilità. Il danno portato dagli scoscendimenti si coltivi e specialmente ai filari di viti ed ai vigneti è assai rilevante. Pendici
boscose sono anch’esse rovinate. Si deve
però fare presente che dove opere di sistemazione idraulica ed opere di
rimboschimento sono state costruite da
questo Consorzio, i danni sono stati nulli e contenuti in proporzione limitate.
Si fanno eseguire i dati accertati fino al 3 giugno corrente, dei danni di
maggior entità ed una documentazione fotografica forzatamente limitata alle
località accessibili.
Case
Crollate: Vallata del Senio n. 25, Vallata del Lamone n. 12; Vallata del Marzeno n. 26 Totale n. 43
Case
fortemente lesionate:Vallata
del Senio n. 20, Vallata del Lamone n. 50; Vallata del Marzeno n. 60
Case
evacuate: Vallata del Senio n. 50, Vallata del Lamone n. 100,Vallata del Marzeno n. 200. Totale n. 350
Come si è detto i danni alla viabilità ed ai
coltivi sono generali e rilevantissimi e non è possibile allo stato attuale
tradurli in cifre. E’ certo però che il
danno non si limita al raccolto dell’annata, ma, essendo addirittura asportato
e sconvolto il terreno, occorreranno
parecchi anni ed un notevole impiego di capitali per riportare le
aziende agrarie al grado di produttività
che l’attaccamento alla terra dei rurali, i progressi della tecnica e l’alacre e fiduciosa volontà
di lavoro e di miglioramento portata dal
costume fascista avevano consentito di raggiungere.
La breve relazione redatta
dall’allora direttore tecnico del Consorzio , Dott. Ing. Dino Bubani a pochi
giorni di distanza dall’alluvione del 1939, la più dannosa del secolo.
* Tratto dal libro “sessant’anni dopo” edizione 1999
Lions Club Faenza Valli Faentine.
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