Il giornalista de il Fatto ha avuto diverse cotte. Ma tutti i
suoi preferiti sono rimasti fuori dal parlamento. Ora anche Beppe fa gli
scongiuri. Marco ha votato per lui
Beppe Grillo tocchi ferro. Va bene
anche uno scongiuro più spinto. L'importante è che si metta nelle mani della
dea bendata. Il bacio mortale di Marco Travaglio potrebbe
essere fatale. Nel 2010 su Gianfranco Fini disse: "Io tra
lui e D'Alema, voto Fini". E aggiunse: "Presidente lasci le
polemiche. Lei ci serve vivo, nei prossimi anni". Non l'avesse mai detto.
Tre anni dopo quel presidente della Camera è uscito definitivamente da
Montecitorio. L'esperimento montiano è finito all'aria e il suo Futuro e Libertà non è
arrivato all'1 per cento. Sfiga per Tonino - Poi Marco ha
cominciato ad accarezzare Antonio Di Pietro. Erano i tempi in
cui Tonino si sentiva protagonista con quell'aria giustizialista che scaldava i
cuori dell'Italia dei Valori. Disse di lui sempre il buon
Travaglio: "Ogni volta che finiva nella polvere, Di Pietro trovava il modo
di rialzarsi. Senza l’Idv non avremmo votato i referendum su
nucleare e impunità; i girotondi e i movimenti di società civile non
avrebbero avuto sponde nel Palazzo; in Parlamento sarebbe mancata qualunque
opposizione all’indulto, agl’inciuci bicamerali e post-bicamerali, alle leggi
vergogna di B. e anche a qualcuna di Monti; e certe Procure, come quella di
Palermo impegnata nel processo sulla trattativa, sarebbero rimaste sole, o
ancor più sole". Insomma per Marco, a Tonino bisogna solo dire grazie.
Anche in questo caso poco dopo l'Idv si mette nelle mani di Ingroia, becca un
clamoroso flop alle elezioni e Di Pietro resta fuori dal parlamento. Carezze
ad Ingroia - Dopo Tonino arriva il grande flirt per Antonio
Ingroia. Per il pm è amore a prima vista. I due sono amici. Vanno
anche al mare insieme. Quando la Boccassini critica Ingroia
per le sue parole su Giovanni Falcone, Travaglio prende la penna e butta giù un
editoriale di fuoco per difendere lo "statista" di Rivoluzione
Civile. "Falcone si avvicinò alla politica e di parecchio andando a
lavorare al ministero di Grazia e Giustizia retto da Martelli, nel governo
Andreotti, fu bersagliato da feroci attacchi, anche da parte dei colleghi,
molto simili a quelli che hanno investito l'Ingroia politico. La Boccassini
dovrebbe scusarsi con lui per gli insulti, oltre a interferire con la
campagna elettorale, si fondano su un dato falso", aveva tuonato Marco
Manetta. Passano poche settimane e Rivoluzione Civile sbatte sul muro del voto
ed è altro flop colossale. Ingroia non entra in parlamento e la stagione delle
toghe alla riscossa in parlamento finisce prima di cominciare. Grillo
tocca ferro - Ora è il turno di Grillo. Travaglio ha votato per i Cinque
Stelle e per Ingroia. L'ha detto lui stesso. Dalle parti di Genova
cominciano a mettere i cornetti rossi nelle tasche delle giacche contro il
malocchio di Travaglio. Beppe è stato più furbo. Lui in parlamento non si è
candidato, a differenza dei predecedenti "amanti" di Marco. Basterà
per fermare l'abbraccio al veleno di Travaglio?
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