Franco Bechis Il primo ad averlo capito
al volo è stato Beppe Grillo, che ormai è esperto della materia. Lui è stato il
solo italiano a non essersi bevuto tutto di un fiato l’allegro e commendevole
annuncio fatto dai presidenti delle due Camere, Pietro Grasso e Laura
Boldrini: «ci tagliamo lo stipendio del 30%». Quale stipendio scusate? Se lo è
chiesto solo Grillo mentre tutti i principali media già cantavano i peana ai
due nuovi potenti così sobri. E la domanda è più che fondata. Tanto da avere
una risposta chiara: sia Grasso che la Boldrini al momento hanno deciso un
taglio ai propri emolumenti che ridurrà il loro stipendio del 6,9% netto e del
7,2 per cento lordo. Una percentuale assai lontana da quel 30% sbandierato
addirittura in diretta tv a Ballarò facendo emozionare il povero Giovanni
Floris. Il taglio infatti per ora solo deciso e non ancora operativo riguarda
infatti la sola indennità di funzione dei presidenti delle Camere, che è solo
piccola parte di quello che riceveranno ogni mese. È un taglio a un costo
della politica, ed è benvenuto. Ma riguarda il 30% su circa 6 mila euro lordi e
non tutti i 24.965,11 euro lordi che sono assegnati ogni mese ai presidenti
delle Camere. A quella cifra una volta che sarà resa operativa la decisione al
momento solo annunciata in tv e con un comunicato stampa verranno quindi
sottratti 1.800 euro lordi al mese, pari al 7,2 per cento.
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