Quando domani alle 10 si inizierà a votare per il
capo dello Stato, si può stare certi che da un gruppo politico non mancheranno
voti né verranno sorprese: il Popolo della Libertà. Al contrario, tutti i dubbi
dei commentatori e degli stessi esponenti dei partiti si concentrano sugli
altri, a cominciare dalla sinistra. Il discorso riguarda ovviamente il Pd,
ormai un campo di battaglia tra ex Ds ed ex margheritini, a loro volta eredi
del vecchio Pci e della vecchia Dc. E il bello, anzi il brutto, è che tutti i
candidati vengono da quella parte: l'ambizione personale è legittima, ma dov'è
finito il senso dello Stato del quale il centrosinistra si è sempre ammantato,
quasi fosse un suo patrimonio genetico?
E molto semplice, anche se la cosiddetta grande
stampa non lo ammette: il senso dello Stato, il concetto di bene del Paese, lo
abbiamo noi, e soltanto noi siamo in grado di garantirlo nelle occasioni più
importanti. Ripetiamo: il Pdl non agisce per proprio tornaconto, non abbiamo
nessun candidato il lizza. E' ovvio che alcuni dei nomi ci vanno bene, altri
meno, altri proprio no. Ma c'è una bella differenza ad essere direttamente
parti in causa, oppure contribuire con tutta la forza dei nostri voti.
Ebbene, questa forza e questa garanzia siamo gli
unici a metterle a disposizione delle istituzioni. E dobbiamo perfino farci
carico delle debolezze e delle lacerazioni altrui: i franchi tiratori, che
qualcuno si è anche preso la briga di contare. Per impallinare una candidatura
comune nelle prime tre votazioni ne servirebbero 160, e tutti vengono indicati
nel Pd e dintorni. Nessuno, al contrario, dubita della nostra compattezza e
soprattutto del fatto che manterremo la parola data. Ecco, il punto sta proprio
qui: noi, se prendiamo un impegno di fronte al Paese, anche con i nostri
avversari politi, quell'impegno lo manteniamo. La nostra parola vale oro. Noi
non la tradiamo. Si può dire lo stesso per tutti gli altri?
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