Nessuno risponde più al
torna a bordo, cazzo, di schettiniana memoria. Troppe navi
politiche affondano e in tanti saltano su una zattera e tentano di salvarsi dal naufragio.
È la stagione degli
addii forzati e dei tradimenti. Non c’è solo la zuffa interna al Pd, determinata dalla semisconfitta di Bersani
alle politiche preceduta dalla sconfitta di Renzi alle primarie. Non ci sono
solo le liti
all’interno dei grillini, nascoste abilmente dalle riunioni a porte chiuse e
dai top secret trasferiti sul web, tra chi è devoto al capo e
chi si è montato la testa dopo essere stato eletto per grazia ricevuta. I
giornali parlano di possibili scissioni o di traghettamenti di parlamentari da una sponda
all’altra. Ma il terremoto con scala Richter impazzita riguarda
anche i partiti
usciti dal voto con le ossa rotte: leader che sembravano inamovibili vengono
detronizzati con un soffio, i militanti scappano, gli aspiranti
leader fanno di tutto per prendere la situazione in mano. Il primo a trovarsi a un passo
dal kappaò è Mario Monti, che sembrava il peso massimo
imbattibile, il Tyson della politica, e che invece è crollato al primo pugno
elettorale. La sua lista civica (o cinica) sta evaporando e con
essa il piccolo gruppo di parlamentari che si sono salvati. Completamente fuori
gioco gli alleati di Monti, che ora agiscono alla si salvi chi può. A sinistra
è un continuo ribaltamento di fronte, un fuggi-fuggi generale con tentativi di
riciclarsi, a mo’ di raccolta differenziata. La vicenda di Ingrao in Sicilia è significativa, ma la situazione peggiore la sta
vivendo il giustiziere Di
Pietro. Quando la nave affonda, i topi
scappano. E Di Pietro di topi ne sta vedendo tanti e qualche domanda dovrebbe
farsela. L’ultimo choc da Palermo, non molto tempo fa considerata la
Stalingrado dell’Idv, con 29 consiglieri su 50 al seguito di Leoluca Orlando.
Il sindaco sembra avere le tasche piene del dipietrismo e ha iniziato a
lavorare a un nuovo progetto. Di Pietro arriva allora a Palermo per ribadire
che i suoi orizzonti sono quelli della foto di Vasto e per questo riunisce
attorno a sé i fedelissimi per dimostrare di essere lui l’anima del partito.
Sono in molti, però, a rispondere picche, la sensazione è che tutto stia
sfuggendo di mano all’ex pm, sempre più isolato e sempre più ininfluente. Inutile ripetere il torna
a bordo cazzo. Perché a bordo non ritorna più
nessuno
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