Gianguido
Bazzoni, consigliere regionale PDL, interviene sulla questione delle fusioni
bancarie in Romagna. "In questa congiuntura economica così sfavorevole i
patrimoni del nostro territorio vanno salvaguardati con tutte le forze. La
riunione di un consiglio d'amministrazione, un laconico trafiletto su un
quotidiano locale e nulla più. Così abbiamo appreso della decisione della Cassa
di Risparmio di Cesena di incorporare con una fusione la Banca di
Romagna." commenta polemico Bazzoni. "Organizzazioni sindacali,
associazioni imprenditoriali, professionisti, dopo un primo momento di
sconcerto, stanno prendendo sempre più posizione, anche sulla stampa, contro
questa sciagurata imposizione, ma la dirigenza della Cassa di Risparmio di
Cesena sembra fare orecchie da mercante, così come anche la Fondazione omonima.
- continua il consigliere PDL - Si parlerà di risparmi, di
sinergie, ma in realtà un altro Istituto locale scomparirà definitivamente, in
un momento in cui gli imprenditori avrebbero bisogno di sentire la loro banca
vicina. La tutela del territorio, la salvaguardia dei nostri patrimoni, ovvero
le piccole e medie imprese, sarà fondamentale per la ripresa ed il successivo
nuovo sviluppo economico. Non mi pare questo il modo di
assecondarlo."
Bazzoni pone una serie di domande cruciali:
"Quali
sono le vere ragioni nascoste che spingono la Cassa di Risparmio di Cesena,
socio di maggioranza della Banca di Romagna, a forzare una fusione chiaramente
controproducente per gli interessi e le prospettive del nostro territorio? Come
mai la Fondazione della Cassa di Risparmio di Cesena, che ha la maggioranza
relativa della Cassa, non si oppone ad un'operazione che porterà alla scomparsa
della Banca di Romagna, con la conseguente grave perdita di relazioni? Qual è
l'interesse a compromettere la fiducia conquistata nel corso di tanti anni
dalla Banca di Romagna? Che vantaggio avrà la Fondazione di Cesena
dall'inevitabile forte deprezzamento della propria partecipazione, a seguito di
un'operazione alla quale le altre due Fondazioni di Faenza e Lugo si sono dette
chiaramente contrarie?"
"Fra i tanti misteri - continua
Bazzoni - bisognerebbe chiedere conto alla Cassa di Risparmio di
Cesena sia dell'assenza di un piano industriale articolato e trasparente, sia
del risultato negativo ed in perdita del bilancio 2012, nonostante gli introiti
facili derivati dalla plusvalenza per l'utilizzo dei fondi BCE veramente molto
cospicui e dei quali non ha goduto la Banca di Romagna, come dell'inopinata
distribuzione a dicembre di un anticipo di dividendo ai soci per 1,9 milioni,
sebbene fosse già definita ampiamente la pesante situazione deficitaria. Questi
"vecchi" amministratori, da poco rinnovati, ma presenti da decenni
nel consiglio della Cassa di Risparmio di Cesena, dovrebbero essere a
conoscenza della reale situazione dei conti e dovrebbero sapere che bisogna
porre in atto un ben diverso progetto industriale di crescita e non pensare
solamente ad un maquillage al bilancio della controllante, a spese, come al
solito, dei cittadini/clienti e del nostro territorio. Se, data l'età media
troppo elevata, questi sono a corto di idee per un rilancio del gruppo e non
sono in grado di pensare a piani di lungo periodo, provino a prendere esempio
da come si è mossa e si muove una locale Cassa di Risparmio sempre vicina al
territorio."
In definitiva, conclude Bazzoni "anziché lasciare
che vengano operate forzature con operazioni di brevissimo respiro, sarebbe
meglio che la Fondazione di Cesena si impegnasse a far redigere, valutare e
porre in atto un ben diverso progetto di crescita, che sia basato
sull'esaltazione delle peculiarità locali, dei rapporti secolari con il
territorio, della capacità di "fare gruppo" aderendo però alle
specifiche caratteristiche dell'economia e dell'imprenditorialità dei
territori."
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