Tratto dal Resto del Carlino –Cronaca Imola e
Faenza «A CHI GIOVA il casello
dell’A14 in programma a Solarolo e così vicino ad altre uscite dall’autostrada?
A chi giova la nuova area produttiva prevista assieme al casello?». Le domande
arrivano dal consigliere provinciale del Pdl Vincenzo Galassini. che ha
presentato un’interrogazione sul tema. Del casello se ne parla da 20 anni, fra
studi e progetti ma è ancora tutto in attesa della valutazione di impatto
ambientale. «PER LA SINISTRA —
afferma Galassini — il casello in località Castelnuovo dovrebbe rilanciare
l’area produttiva della vallata del Senio. E il progetto è auspicato da una
decina di proprietari delle aree, 105 ettari, attualmente agricole, ma inserite
nel Piano Strutturale Associato del 2009 come aree industriali». PER GALASSINI però la zona indica
un’unica necessità: «E’ la ‘circonvallazione’ di Castel Bolognese l’opera
importante — dice il consigliere Pdl —, ma per errate valutazioni degli
amministratori di centrosinistra è stato scelto un demenziale tracciato a valle
della cittadina, con due ferrovie da superare, una lunghezza di quasi una
decina chilometri per un paese che al momento della progettazione era
attraversato dalla Via Emilia per circa 1-200 metri, mentre il tracciato a
monte, decisamente più corto e avvantaggiato in parte dalla viabilità
esistente, avrebbe abbattuto i costi. Ed è tutto fermo da decenni».E INTANTO si parla di casello. «La
realizzazione di una nuova uscita dell’A14 non pare un’idea geniale — afferma
il consigliere —. E’ a distanza di pochi chilometri dalle zone produttive e
commerciali di Imola e Faenza, che hanno due caselli a distanza di soli 14 km e
molte disponibilità di aree fabbricabili e di complessi industriali
inutilizzati, vuoti. In vendita e senza acquirenti. E sono perplesso
sull’utilità di un nuovo casello che richiederebbe di allargare la via Borrello
da Solarolo alla via Emilia, otto chilometri compresi tre ponti. E le perplessità
derivano anche dalla modesta zona industriale di Solarolo, interamente
urbanizzata, con pochissimi insediamenti artigianali attivi e ancora lotti
disponibili. Come l’intero paese, gravita sul casello autostradale di Faenza
che è raggiungibile per via Felisio: meno di sei chilometri, quasi la distanza
tra la zona industriale di Faenza e il casello». IL CONSIGLIERE prosegue: «Il nuovo casello di Solarolo-Castel
Bolognese, formalmente pagato dalle Autostrade è in realtà finanziato coi soldi degli utenti, vedi il recente aumento delle
tariffe: tutto per realizzare una inutile nuova zona produttiva. Un momento di
crisi economica, con tante aree industriali e commerciali in attesa di
acquirenti, fra cui quelle di Bagnacavallo da tempo magnificate e presentate
dalla Stepra, società pubblica con problemi per le aree invendute, deve imporre
una meditata riflessione che non può prescindere dall’inserimento nel Psc del
raccordo della Casolana alla via Emilia Levante in direzione del vicino Casello
di Faenza per via Lugo e via Pana, liberando il centro di Castello dal traffico
della vallata del Senio. Quale motivo per realizzare un nuovo polo produttivo,
se non un miraggio speculativo? Che senso ha un casello così vicino ad altri
tre e che neanche risolve il problema dell’attraversamento di Castel
Bolognese?» PER il consigliere
bisogna cambiare rotta: «Credo sia fondamentale una riflessione che ricusi
inutili lavori. La Provincia deve proporre interventi per il rilancio
dell’economia, solo opere utili alla sua ripresa e favorire un equilibrato
sviluppo con i ‘piedi per terra’».
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