mercoledì 22 maggio 2013

E IO PAGO: PERCHE’ L’UNIONE EUROPEA FINANZIA IL VINO DI D’ALEMA CON 57.000€.?


Massimo D’Alema produce vino (e lo chiama “Sfide”). Si tratta di un Cabernet, prodotto in 3mila bottiglie, proveniente dai vigneti della tenuta acquistata in Umbria nel 2009. Paolo Catania su Libero ha ricostruito l’intera vicenda, e ha scoperto che per la produzione di vino l’ex premier gode di un finanziamento europeo di 57.000€. Uno tra i più alti. Ma perchè? Ecco i fatti: -I vitigni sono stati impiantati la settimana scorsa e ieri c’è stata la prima irrigazione. L’azienda vinicola ha preso il via e già domani – si dice – Massimo D’Alema arriverà a Otricoli per vedere di persona come procedono le operazioni che da qui a cinque anni metteranno in bottiglia il suo rosso doc. - Suo ma con i fondi della Comunità europea che gli sono stati erogati tramite la Regione, “rossa” anch’essa. Il 5 maggio scorso, infatti, l’ente ha elargito 57.500 euro alla società dei figli di Baffino: il terzo contributo economico su 74 aziende agricole. Nel paese di duemila anime non si parla d’altro: il presidente del Copasir ha deciso di realizzare in Umbria l’altro sogno (dopo la barca a vela), quello di produrre vino. COMPRAVENDITE Il 9 novembre 2005 la società viene costituita da due bergamaschi, che per comprare i terreni accendono un mutuo di 440mila euro con la Banca Popolare di Bergamo. Il 28 ottobre di tre anni dopo vendono tutto a Filippo Vinci, pugliese del ’64,e a una donna, per 5mila euro. La famiglia


di Baffino subentra sette mesi dopo. Il primo a mettere un piede nella proprietà è Francesco, classe 1990, che per 58.400 euro acquisisce il 40% de “La Madeleine”, lasciando il 60% a Vinci.
Il 2 marzo scorso viene messo ordine, soprattutto in casa D’Alema, facendo entrare nell’affare anche la primogenita, Giulia, dell’86. Dagli atti notarili risulta che Vinci vende il 49% alla ragazza, il 9% al fratello (che la raggiunge con un altro 49%) e l’1% all’agronomo orvietano. Così anche lui, il tramite delle operazioni, rimane con un altro1%. Il costo totale dell’operazione è di 191.357 euro, ai quali andrebbero tolti i 3.243 euro di Bonino. Così si arriva a una spesa di 188.114euro, che sommati ai 58.400 del 2008, danno il prezzo del regalo di papà D’Alema: 246.514 euro.
E non un vino qualsiasi, tanto che per non sbagliare il lider Maximo ha lasciato il timone a Riccardo Cotarella, l’enologo di fama mondiale che in passato aveva già deliziato i palati di Silvio Berlusconi, George Clooney e Roman Abramovich. Ebbene, Cotarella decide, ma ad occuparsene attivamente è l’agronomo Andrea Bonino, che risulta anche essere il socio amministratore del “La Madeleine”, la società di Francesco e Giulia D’Alema (i figli di Baffino).
L’EDIFICABILITÀ
Certo la spesa è stata consistente, soprattutto se si pensa che su quel terreno Max non può costruire neanche una piccola struttura per andare a rilassarsi la domenica in campagna. Il 2 ottobre 2009, infatti, “La Madeleine” fa un accordo con il comune di Narni che prevede una «costituzione di vincolo di destinazione ».
In poche parole l’unica costruzione ammessa è «l’alloggio da destinare al salariato incaricato di condurre il fondo», con l’ulteriore precisazione che «solo» il “guardiano” o i suoi familiari «per i 15 anni successivi alla fine dei lavori, potrà occupare l’immobile». Addio domeniche di relax, perciò: D’Alema potrà gustare i frutti del quarto di milione seminato solo tra cinque anni, quando Max potrà stappare la prima bottiglia di vino.
La settimana scorsa, infatti, i contadini del Lider Maximo hanno impiantato i vitigni. Nella parte alta del terreno si dividono in 35 file di Pinot nero. In quella bassa sono state messe 42 file di Cabernet Franc, 28 di Marselan e altre 28 di Tannat. Tutte uve scure, che però al momento della produzione (se non verrà messa la buccia nel macero) potrebbero dare vita anche a vini bianchi. Una scelta che Baffino si riserva di prendere più avanti. Almeno tra tre anni, quando sarà fatta la prima vendemmia.
SOLDI DALLA UE La Società “La Madeleine”aveva già chiesto i fondi europei per l’agricoltura, ma nel 2005 le furono negati. All’epoca la proprietà era puramente bergamasca, che ha ceduto le prime quote solo nell’ottobre 2008. Nel maggio scorso, invece, i soldi sono arrivati: 57.500 euro, una delle cifre più alte del prospetto. Di più hanno ottenuto solo la “Antinori società agricola” e la “Fondazione per l’istruzione agraria di Perugia”. (Roberta Catania per “Libero”)


Nessun commento:

Posta un commento