mercoledì 11 dicembre 2013

FORCONISMO E RENZISMO SONO PARENTI. ESPRIMONO UN DISAGIO AUTENTICO, MA ROTTAMANO E BASTA. LA VERA RISPOSTA E’ UNA RIVOLUZIONE MODERATA

Forconismo e renzismo. Sono esplosi nello stesso tempo. Coincidenze? Casualità? Non ci pare. Sono funghi spuntati nel bosco italiano bagnati dalla stessa pioggia e sotto i medesimi chiari di luna. Uno è buono, l’altro cattivo? La tavola mitologicamente corretta assegna senz’altro a Renzi la qualità del prodotto da Eataly di Farinetti e ai forconi la negatività del veleno mortale e del gusto putrido. Eppure ci sono più parentele di quanto sembri. Sono figli della crisi. La nostra constatazione è che, nelle ovvie differenze, sono parenti, hanno lo stesso tessuto di valori e di debolezze. Sono manifestazioni diverse del medesimo disagio e della identica sperdutezza. I forconi ne sono l’espressione brutale e da jacquerie. Renzi e i renziani quella belloccia e da happy days e happy hour. Si noti la frase che ripetono più spesso e che accomuna Renzi e, ad esempio, Zamparini. “Così non si può andare avanti!”. La conseguenza è per entrambi l’azzeramento di ciò che c’è. Renzi dice: rottamare, asfaltare. Gli slogan dei forconi sono meno immaginifici ma propongono la stessa cosa: cacciare, bruciare. Non c’è partecipazione ma tifo. Tifo contro specialmente.

 
Questa crisi è rotolata sull’Italia come una peste manzoniana. E come nella peste ci sono i mestatori e si cerca il colpevole. Il virus esiste ed è stato creato da una finanza contro-natura e dalla sua propaggine italiana di banche e simili. Come nella peste si nega l’evidenza del contagio e si individua l’untore. Identificato sia dai Renzoni che dai Forconi con la casta dei politici. Eliminati loro, rottamati loro, l’Italia risorgerà parapunzipà. Il tutto perseguito barbaricamente, senza pazienza, con ira, asfaltando, rottamando, bloccando, trasformando il prossimo in fantocci da mettere al rogo (Forconi) o in macchiette da infilzare (Renzi). Certo i politici hanno un sacco di torti, ovvio. Ma una buona politica è possibile. Nessuna di queste due realtà ha la positività e la concretezza per affrontare davvero la crisi con una buona politica. Questo è invece oggi il compito proposto da Berlusconi ai moderati attraverso Forza Italia. Essere in questa crisi capaci di far sperare invece che odiare.
Invece che rottamare, cambiare.
Invece che distruggere, costruire e prosperare. Non blocchi stradali ma sblocco della burocrazia. Libertà e lealtà. Voglia di lavorare. La serietà di ricominciare. Giacca e cravatta.
L’orgoglio di essere borghesia, che è stritolata e demolita, ma riparte dalla capacità di voler bene, di mettersi insieme per il bene dei propri figli. E non per alzare forconi e esibire camice bianche, con le maniche arrotolate per far vedere che si è emancipati.
Al disagio sociale e a tanta disperazione rispondiamo non accendendo falò o stirando la camicia ai giovanotti che non hanno mai lavorato, ma riunendoci in un movimento di gente perbene, che crede in qualcosa di solido e pacificamente rivoluzionario, con un leader che sa incarnare questo slancio potente di ripresa.

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