Forconismo e renzismo. Sono esplosi nello stesso tempo. Coincidenze?
Casualità? Non ci pare. Sono funghi spuntati nel
bosco italiano bagnati dalla stessa pioggia e sotto i medesimi chiari di luna.
Uno è buono, l’altro cattivo? La tavola mitologicamente corretta assegna
senz’altro a Renzi la qualità del prodotto da Eataly di Farinetti e ai forconi
la negatività del veleno mortale e del gusto putrido. Eppure ci sono più
parentele di quanto sembri. Sono figli della crisi. La nostra
constatazione è che, nelle ovvie differenze, sono parenti, hanno lo stesso
tessuto di valori e di debolezze. Sono manifestazioni diverse del medesimo
disagio e della identica sperdutezza. I forconi ne sono l’espressione brutale e
da jacquerie. Renzi e i renziani quella belloccia e da happy days e happy hour.
Si noti la frase che ripetono più spesso e che accomuna Renzi e, ad
esempio, Zamparini. “Così non si può andare avanti!”. La conseguenza è
per entrambi l’azzeramento di ciò che c’è. Renzi dice: rottamare, asfaltare.
Gli slogan dei forconi sono meno immaginifici ma propongono la stessa cosa:
cacciare, bruciare. Non c’è partecipazione ma tifo. Tifo contro
specialmente.
Questa
crisi è rotolata sull’Italia come una peste manzoniana. E come nella peste ci
sono i mestatori e si cerca il colpevole. Il virus esiste ed è stato creato
da una finanza contro-natura e dalla sua propaggine italiana di banche e simili.
Come nella peste si nega l’evidenza del contagio e si individua l’untore. Identificato
sia dai Renzoni che dai Forconi con la casta dei politici. Eliminati
loro, rottamati loro, l’Italia risorgerà parapunzipà. Il tutto perseguito
barbaricamente, senza pazienza, con ira, asfaltando, rottamando, bloccando,
trasformando il prossimo in fantocci da mettere al rogo (Forconi) o in macchiette
da infilzare (Renzi). Certo i politici hanno un sacco di torti, ovvio. Ma una
buona politica è possibile. Nessuna di queste due realtà ha la positività e
la concretezza per affrontare davvero la crisi con una buona politica.
Questo è invece oggi il compito proposto da Berlusconi ai moderati attraverso
Forza Italia. Essere in questa crisi capaci di far sperare invece che odiare.
Invece
che rottamare, cambiare.
Invece
che distruggere, costruire e prosperare. Non blocchi stradali ma
sblocco della burocrazia. Libertà e lealtà. Voglia di lavorare. La
serietà di ricominciare. Giacca e cravatta.
L’orgoglio
di essere borghesia, che è stritolata e demolita, ma riparte dalla
capacità di voler bene, di mettersi insieme per il bene dei propri figli. E non
per alzare forconi e esibire camice bianche, con le maniche arrotolate per far
vedere che si è emancipati.
Al disagio sociale e a
tanta disperazione rispondiamo non accendendo falò o
stirando la camicia ai giovanotti che non hanno mai lavorato, ma riunendoci
in un movimento di gente perbene, che crede in qualcosa di solido e
pacificamente rivoluzionario, con un leader che sa incarnare questo slancio
potente di ripresa.
Nessun commento:
Posta un commento